C’è un’auto nella scarpata. E c’è un corpo, nell’auto: "Un mucchio d’ossa", sostiene chi l’ha visto, quello scheletro, accovacciato sul sedile del guidatore. A trovare la macchina è una passante a paggeggio col suo cane, ieri alle otto del mattino.
"Morta da almeno dieci giorni", dicono i carabinieri catapultati in pochi minuti in quell’arco di spazio dopo lo straziante allarme lanciato dalla stessa passante; il cui cane è stato allertato dal proprio fiuto, stimolato dal fortissimo odore che proveniva dalla vettura.
"Corpo in avanzato stato di decomposizione, sesso femminile", dichiara la prima verbalizzazione degli inquirenti, coadiuvati dai vigili del fuoco.
Il giallo di Ferragosto? Arriva sul posto anche la pm di turno dalla procura di Forlì, Federica Messina; il mistero prende forma. Ma perde sostanza poco dopo: incidente, aggiustano il tiro gli inquirenti, lì in quel burrone, territorio di Dovadola, località Podere Selvincontro, via dei Greppi, un paio di chilometri circa da Dovadola.
Il corpo è quello di Silvia De Martin, 58 anni. Abitava a una cinquantina di metri da dov’è stata ritrovata senza vita in macchina, una Panda adagiata al fusto di un albero a circa una ventina di metri dalla strada, quasi un viottolo, incurvato, sottile, inerpicato, scosceso. Il nome stesso di quel tragitto isolato è indicativo: via dei Greppi. Silvia abitava da sola, nel Podere Casiolo, in un casolare aggrappato ai fianchi dei valloni che a sudest si spingono verso l’Appennino. Abitazione che nel 2013 venne semidistrutta da un incendio ma poi, pur se parzialmente, recuperata. Fino a qualche tempo fa la donna era la compagna dell’artista forlivese Franco Stanghellini, che adesso risiede in centro a Forlì.
Arriva anche lui in via dei Greppi ieri mattina dopo il ritrovamento del cadavere della sua ex fidanzata. E parla coi militari dell’Arma e alla pm Messina. Stanghellini non vedeva la donna dal 4 agosto scorso. "Eravamo a Santarcangelo, stavamo prendendo un aperitivo – racconta l’uomo agli inquirenti –. Poi però abbiamo litigato… Un forte litigio... E lei allora se n’è andata… Da quel momento non l’ho più vista…".
Il quadro viene preso a pennellate dalle deduzioni e da qui s’innestano le ipotesi: l’incidente stradale è dunque l’origine della tragedia. Non ci sono più dubbi ormai (la pm ha comunque disposto l’autopsia). La meccanica del fatto viene a sua volta tratteggiata dalla posizione della Panda. Che è precipitata nel dirupo con la parte posteriore. Muso verso l’alto. Silvia, menomata da alcune patologie che la facevano deambulare con difficoltà (e con problemi di alcolismo alle spalle), potrebbe avere perso il controllo dell’auto durante una retromarcia (aveva avuto altri incidenti simili in passato). Stavolta la mossa è fatale. Forse compiuta di notte. Forse proprio dopo il litigio con l’ex fidanzato, il 4 agosto scorso a Santarcangelo, e quindi in un momento di prostrazione, desolazione e rabbia.
Il corpo, o meglio ciò che resta del corpo (complice il gran caldo), è rannicchiato sul sedile del conducente; di fianco spicca il cellulare. Non ci sono chiamate. Né in uscita (ovvero, forse Silvia non è riuscita a dare l’allarme; o forse è morta sul colpo); né in entrata (ossia, in questi dieci giorni nessuno l’ha cercato).
Silvia era originaria della Liguria, erede di una famiglia di ex armatori. Qui in Romagna per vent’anni aveva vissuto con l’artista Stanghellini. Per diverso tempo avevano abitato insieme in via dei Greppi. Poi la separazione. Adesso la morte. In solitudine. In "un mucchio d’ossa".
Maurizio Burnacci