QUINTO CAPPELLI
Cronaca

Niente saluti romani L’appello di Orsola, pronipote del duce: "Mano sul cuore"

Solo cento i partecipanti: tutti evitano il gesto col braccio teso. C’è chi rimpiange Mirco Santarelli, ma l’organizzazione fila liscia.

Niente saluti romani  L’appello di Orsola,  pronipote del duce:  "Mano sul cuore"

Niente saluti romani L’appello di Orsola, pronipote del duce: "Mano sul cuore"

di Quinto Cappelli

Niente saluti romani, pochi partecipanti (cento nel corteo, qualcuno in più nel piazzale del cimitero) e tutta femminile la nuova dirigenza. Sono queste le caratteristiche della manifestazione svoltasi ieri a Predappio per ricordare il 78° anniversario della morte di Benito Mussolini, avvenuta a Dongo il 28 aprile 1945 ad opera dei partigiani.

Alle 10.30 alla partenza in piazza Sant’Antonio c’era ancora poca gente, ma si sono preparati i labari per aprire il corteo, fra cui quello degli Arditi di Bologna, col presidente Giovanni Benfenati, salutato dalla veterana con cravatta tricolore Susanna Cortinovis da Bergamo, che commenta: "Si sente la mancanza di Mirco". Ovvero di Santarelli, l’organizzatore storico da almeno dieci anni, come responsabile degli Arditi di Ravenna, che si è dimesso in disaccordo coi vertici nazionale degli Arditi. Aggiunge la portabandiera, interpretando il pensiero e il sentire di molti: "Santarelli era un trascinatore, un uomo di coraggio. Peccato che sia stato messo nelle condizioni di doversi dimettere". Aggiungerà più tardi al cimitero Orsola Mussolini, che con la sorella Vittoria sono rimaste le custodi della cripta Mussolini dalla riapertura di due anni fa: "Comunque Santarelli ha ripulito le manifestazioni mussoliniane dalle carnevalate".

Il corteo parte con una decina di minuti di ritardo, sotto gli occhi non solo dalla polizia, ma anche a distanza da Angela Di Marcello, donna di fiducia delle pronipoti del duce e sorelle Orsola e Vittoria Mussolini. Qui sono accolti dal saluto fuori programma di Orsola Mussolini. "Vedervi qui – attacca con voce emozionata – testimonia ancora una volta la vostra sensibilità rispetto ai drammi di quel difficile periodo". Cercando poi con lo sguardo il conforto della sorella Vittoria, degli amici e del fidanzato Mauro, prosegue riferendosi ai fatti di quel 28 aprile 1945: "E noi siamo qui con voi per ricordare tutti i morti che ci furono anche quando le armi avrebbero dovuto tacere. Il nostro pensiero va a tutti loro e alle loro straziate famiglie".

Una giovane marchigiana, Rachele, legge la ‘preghiera del legionario’, seguita da un’altra donna, Fernanda, che legge quella delle ausiliarie. Il gruppo di ‘Comunità ideale di Padova’ chiama il presente, anticipati dalla precisazione di Orsola Mussolini: "Si raccomanda a tutti di rispondere con la mano sul cuore". Al triplice grido di ‘Benito Mussolini presente’, tutti portano la mano al cuore. Neppure uno – a differenza di ottobre, quando si ricordavano i 100 della marcia su Roma – alza la mano tesa del saluto romano. "Ecco perché oggi c’è così poca gente – dice Guido Merendi da Forlì –: la gente non vuole finire a perdere tempo in tribunale. La fede mussoliniana ce la teniamo nel cuore senza bisogno di esternarla". Il corteo si scioglie per andare tutti a visitare la cripta.

Di fianco al cimitero, nella pieve di San Cassiano si celebra la messa domenicale in suffragio di Benito e Annamaria (l’ultimogenita del duce), con le figlie di lei presenti, Edda e Silvia Negri Mussolini, che commentano: "Siamo qui per pregare e basta, stamattina nella cripta e ora in chiesa". Poi Silvia conclude: "Nonna Rachele diceva sempre che per noi aprile era un mese da cancellare, perché il 25 era morta nostra mamma e il 28 il nonno Benito".