
Ieri la sentenza. L’imputata era difesa dall’avvocato Nicola Montefiori
Assolta. È netta la sentenza della Corte d’Assise di Forlì, che ieri ha giudicato Darlys non colpevole per entrambi i capi d’imputazione a lei ascritti: maltrattamenti contro familiari e abbandono di persona incapace con esito mortale.
Questa storia non inizia il 23 marzo 2023, giorno in cui, nel corso di una visita domiciliare, i servizi sociali trovano Onorio Turchi, 66enne originario di Brisighella e affetto da numerosi disturbi – tra i quali insufficienza cardiaca, astenia profonda e inedia –, che lo rendono incapace di provvedere a se stesso, "in una situazione igienico-sanitaria completamente inadeguata". E cioè deprivato delle cure mediche necessarie alla sua condizione e in un ambiente casalingo dominato dall’incuria e dalla sporcizia; condizione che lo porterà al decesso poco dopo.
Questa storia inizia più di dieci anni fa, quando Turchi e la sua Darlys, oggi 44enne, originaria di Cuba, si conoscono, si innamorano e decidono di andare a convivere nell’appartamento di lui, a Tredozio, dove poi nascerà un figlio. Ma i tira e molla iniziano subito, così come i lunghi periodi che la donna, come emerso dalle dichiarazioni rese dai vicini di casa durante il processo, trascorre dalla sua famiglia a Cuba insieme al figlio, per sfuggire a una relazione costellata di litigi e urla. I frequenti episodi portano la procura a richiedere, già nel 2018, una perizia su Darlys, a seguito della quale il figlio minorenne viene allontanato. Altrettanto numerosi gli psichiatri che nel corso degli anni seguono la donna e predispongono il suo ricovero presso strutture specializzate e la somministrazione di farmaci antipsicotici, indicando ciò che è poi stato confermato dall’esame forense del processo, ossia un’infermità mentale "tale da determinare una grave compromissione della capacità di intendere e di volere".
È all’interno di questa "alterata capacità di valutare la realtà" che, almeno secondo la difesa della donna, rappresentata dall’avvocato Nicola Montefiori (con studio a Bologna e a Faernza), si collocano le omissioni da cui è derivata la morte di Turchi. Il quale, come accertato dalla perizia tecnica disposta dalla Corte, rifiutava le cure a cui era sottoposto. In sostanza, il fatto che la donna, nei giorni precedenti al decesso dell’uomo, non gli avesse somministrato i farmaci, richiesto aiuto esterno né curato la pulizia della casa è da imputare alla sua "condizione di infermità mentale preesistente", che le avrebbe impedito di rendersi conto della gravità delle condizioni di salute dell’uomo e delle conseguenze della sua incuria. La Corte d’Assise ha così confermato la richiesta d’assoluzione presentata dalla difesa e dalla stessa pm Laura Brunelli, per non sussistenza del fatto nel caso dei maltrattamenti e per difetto d’imputabilità per quanto concerne l’abbandono. Darlys, che si trova attualmente a Londra con un nuovo compagno, al rientro in Italia dovrà quindi scontare soltanto la misura della libertà vigilata per un anno.
Sofia Vegezzi