Un furgone portavalori con 2 milioni e 600mila euro in pancia, stoppato dalla polizia di Forlì a San Marino. Era il giugno 2008. Diciassette anni fa. Un caveau mobile, che diventa il clamoroso cavatappi della procura di Forlì. I pm Fabio Di Vizio e Marco Forte scatenano le loro forze. Prima l’inchiesta ’Re Nero’, poi, quella ’Varano’. I pm forlivesi ipotizzano un tempestoso e massiccio valzer di riciclaggio di soldi, milioni di milioni di soldi, tra la Romagna e San Marino.
Il 24 gennaio 2014, per l’Operazione Varano vengono rinviate a giudizio 28 persone fisiche e tre giuridiche. Le accuse tuonano: associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e all’abusivismo bancario, oltre che di false comunicazioni inviate a Banca d’Italia e di ostacolo all’organismo di vigilanza. Sembrava un maxi processo.
Dopo una falsa partenza e un inizio balbettante, tutto si via via si dissolve. Ora, ultimo atto; il terremoto del sistema bancario romagnolo-sammarinese si chiude definitivamente: tutto archiviato. L’ha deciso il tribunale di Forlì, su richiesta della procura stessa: "Insussistenza di elementi per promuovere l’azione penale e chiedere il rinvio a giudizio degli indagati".
Esulta il pool difensivo composto dagli avvocati Nicola Mazzacuva, Tommaso Guerini, Moreno Maresi e Roberto Roccari. Che dicono: "L’auspicio è che venga restituita piena dignità alle aziende e alle persone la cui vita è stata sconvolta da questa indagine".
ma. bur.