SOFIA NARDI
Cronaca

Ospiti fantasma sgraditi. Affitti brevi, a Forlì la tendenza è al ribasso

L’usanza illegale dei proprietari, censurata da Federconsumatori, in città non attira

L’usanza illegale dei proprietari, censurata da Federconsumatori, in città non attira

L’usanza illegale dei proprietari, censurata da Federconsumatori, in città non attira

Un codice da digitare e una piccola cassetta affissa alla porta si apre: dentro c’è la chiave della struttura dove si soggiornerà. Si entra in autonomia e si è padroni di casa per tutto il tempo della permanenza, senza mai avere incontrato il titolare della struttura ricettiva.Si chiama ‘self check’ ed è una pratica sempre più diffusa, soprattutto quando si parla di affitti brevi. Peccato sia illegale. A ricordarlo, dopo aver condotto un monitoraggio in tutta la regione insieme alla fondazione Iscoon, è Federcosumatori Emilia-Romagna: uno studio che, però, rivela una controtendenza per il territorio di Forlì-Cesena. Il quadro emerso dallo studio pubblicato da Federconsumatori conferma l’andamento nazionale ricavato dai dati di otto grandi città italiane, in base alla quale "su 7.500 appartamenti in affitto breve presenti sulla piattaforma digitale Airbnb, ben il 41,5% risultava avere il self check-in come unica modalità di accoglienza".

Anche in Emilia-Romagna oltre un terzo degli alloggi turistici adotta questo metodo, spesso senza alcuna verifica dell’identità dell’ospite; tuttavia, in mezzo ai dati in crescita, la provincia di Forlì-Cesena registra la percentuale più bassa di strutture con self check-in di tutta la regione. Solo 256 su 899 strutture analizzate, pari al 28%, offrono questo tipo di accesso automatico. Le province che le si avvicinano di più sono Ferrara e Ravenna, entrambe al 31%, ma già con uno scarto significativo. Subito dopo viene Reggio Emilia al 33%. Le altre realtà mostrano percentuali ben più alte: Rimini si attesta al 38%, Modena e Parma superano il 40%, mentre il picco si registra nel centro storico di Bologna, dove quasi una struttura su due (47%) consente l’accesso automatico.

"La legge – sottolinea Federconsumatori – impone ai gestori di strutture ricettive, inclusi coloro che affittano per meno di 30 giorni, di verificare di persona l’identità degli ospiti e di comunicarne i dati alla questura. Un obbligo spesso eluso, soprattutto dai grandi operatori che gestiscono decine di appartamenti quasi sempre per conto dei proprietari e che non sono in grado di gestire il ricevimento tradizionale".

L’associazione di categoria, in chiusura, sottolinea l’importanza di "garantire il rispetto delle norme già esistenti, a partire da quelle fiscali, aggirate per anni da operatori e portali e quelle di sicurezza. Sino ad oggi – chiosa – l’attenzione dei soggetti preposti ai controlli non è stata sufficiente".