MARCO BILANCIONI
Cronaca

Palafiera deserto: l'eco dei derby passati in una semifinale senza pubblico

La semifinale al Palafiera si gioca senza pubblico a causa della squalifica del campo, lasciando solo un'illusione ottica.

La semifinale al Palafiera si gioca senza pubblico a causa della squalifica del campo, lasciando solo un'illusione ottica.

La semifinale al Palafiera si gioca senza pubblico a causa della squalifica del campo, lasciando solo un'illusione ottica.

Come in un racconto di Charles Dickens, sul Palafiera aleggiano i fantasmi dei derby passati. La storia ha regalato emozioni talmente forti che per un attimo, con la coda dell’occhio, o come guardando una vecchia tv sintonizzata male, si può avere la sensazione che l’immagine stia cambiando. E sia tutto pieno, e sventolino le bandiere. Probabilmente capita lo stesso ai giocatori, alla fine, quando si riuniscono in cerchio e poi, per esultare, alzano le braccia verso un pubblico che non c’è.

Colpa della maledetta squalifica del campo. Si gioca, ma presto si capisce il valore di ciò che abbiamo perso: come avrebbe reagito il pubblico a quella tripla di Perkovic o a quella rubata di Pascolo? Il fattore Palafiera avrebbe in ogni caso scritto, insieme ai giocatori, una partita diversa.

Ieri sera non restava che un’illusione ottica, i teli di nylon bianco e rosso stesi sul parterre dietro i canestri e su una delle tribune, a coprire l’oscenità di una semifinale giocata davanti ai (nuovi) seggiolini neri vuoti. La musica riempie i momenti morti fino all’ultimo secondo prima della palla a due, per non avvertire la cappa del silenzio tutto attorno. Lo speaker Francesco Bombardi ha il compito difficilissimo di dare enfasi ricordando che è impossibile esaltarsi davvero. "Appuntamento a domenica", dice alla fine. Ma per chi? Il divieto è già stato sancito mercoledì dal prefetto Rinaldo Argentieri.

Fuori, c’è uno spiegamento di forze: polizia e carabinieri. Ma è tutto tranquillo, risponde un agente con un cenno del capo. Alla fine, sono spenti anche quasi tutti i lampioni su via Punta di Ferro. Come il titolo di un film: ‘Esterno notte’. All’interno, invece, ci sono i media (la telecronaca Rai si è svolta comunque), gli steward, i soci da una parte e dall’altra e quattro sanitari della Croce Rossa. Ospite, il presidente della Lega Nazionale Pallacanestro Francesco Maiorana, che ha premiato Raphael Gaspardo in una mesta cerimonia a centrocampo (miglior giocatore dei quarti di finale). In tutto meno di ottanta persone in un palasport da oltre 5mila.

Avrebbe voluto esserci Fabrizio Rappini, un abbonato che ha messo in pratica la propria protesta: presentarsi col biglietto comprato in prelazione, prima di gara2. "Per colpa di 50 persone, siamo tutti danneggiati. Così si ferisce la democrazia", spiega invano. I nomi di chi può entrare sono affissi al cancello, poi di nuovo su un foglio, in una porticina laterale.

Quando entra sul parquet Antimo Martino per il riscaldamento, getta uno sguardo alle tribune vuote. Ma è un attimo, il tempo di mandar giù il magone e fissa solo il riscaldamento dei suoi. La prima sensazione della partita è quella di un’amichevole a fine agosto: saranno i rumori delle scarpe sul parquet, le voci delle proteste ("chi ha fatto fallo?", chiede incredulo Sandro Dell’Agnello), un seggiolino sbattuto e, onestamente, anche l’intensità iniziale della Rbr. La sirena dei 24 secondi fa perfino l’eco, nel vuoto totale. Alla fine, Martino si gira ed esulta urlando verso la tribuna semideserta alle sue spalle. Un pensiero, una constatazione, che diventa una speranza, dal sapore vagamente dolce, il primo dopo giorni tristissimi: per ritrovare il pubblico al Palafiera occorrerebbe arrivare in finale.