
di Valentina Paiano
Oltre duemila morti e altrettanti feriti, è questo il bilancio provvisorio del terremoto che ha colpito, venerdì scorso, la regione di Marrakech in Marocco.
La scossa, di magnitudo 6.8 della scala Richter, è durata circa 30 secondi ed è stata avvertita lungo tutta la dorsale dell’Atlante, la colonna vertebrale montuosa che innerva lo Stato nordafricano.
Diversi gli edifici crollati, danneggiate le storiche mura erette nel 1120 e nella famosa piazza Jamaa el Fna è crollato il minareto della moschea. Tra i testimoni del disastro anche i forlivesi Jacopo Frassineti e Bianca Bondi, di 23 anni che si trovavano in vacanza in Marocco, e tornati a casa ieri sera.
Dove eravate il giorno del sisma?
"Ci trovavamo nel deserto di Agafay a circa 30 chilometri da Marrakech, avevamo appena terminato di cenare e stavamo rientrando in albergo. A un tratto ha tirato una forte scossa, ci sembrava di stare dentro a un frullatore. Non abbiamo capito sul momento cosa stesse succedendo, l’unica cosa che abbiamo pensato è stata quella di recuperare i passaporti, sapevamo che quei pezzi di carta erano l’unico modo sicuro per tornare a casa in caso di emergenza. Siamo corsi fuori mentre i quadri cadevano ai nostri piedi. I telefoni non andavano perche c’era un blackout a Marrakech e quando la linea è tornata abbiamo capito la gravità della situazione: i proprietari piangevano disperati, le famiglie erano morte nel terremoto".
Cosa avete fatto nei giorni successivi?
"Dall’Italia ci arrivavano notizie sconcertanti e i nostri genitori erano molto preoccupati. Abbiamo subito cercato un volo per rientrare che è stato cancellato. La domenica siamo tornati a Marrakech alloggiando nel quartiere nuovo che non ha avuto danni, il nostro albergo ospitava tantissimi sfollati. Il centro storico ha numerosi edifici distrutti, gli stretti vicoli sono pieni di macerie, molti sono morti perché non hanno trovato vie di fuga, tutti si sono accalcati in poco spazio mentre i palazzi crollavano. Anche i suq sono chiusi perché i venditori di solito arrivano dalle montagne che ora hanno profonde frane. La zona colpita non è presidiata dalle autorità o delimitata da cartelli quindi chiunque può entrare ma è molto pericoloso perché ancora adesso cadono macerie e ci sono scosse di assestamento che provocano ulteriori crolli".
Com’è ora la situazione?
"La situazione è critica solo nel centro dove i palazzi antichi sono crollati, negli altri quartieri tutto va avanti come se niente fosse, alcune attrazioni sono aperte, come i Giardini Majorelle. Stanno cercando di tornare alla normalità il prima possibile, hanno una resilienza sorprendente".
Avete avuto problemi a rientrare in Italia?
"Dopo il primo volo cancellato, siamo riusciti a ripartire ieri, un giorno prima del previsto, senza intoppi. In aeroporto a Marrakech c’era molta confusione tante anche le famiglie marocchine che cercavano di andare via per mettersi al sicuro".
