
di Fabio Gavelli
Daniele Valbonesi, dal 2019 segretario territoriale del Pd, perché non si ricandida alla guida dei dem forlivesi?
"La scelta nasce da ciò che è accaduto a maggio. Sono sindaco di Santa Sofia, uno dei comuni colpiti dall’alluvione e da consigliere provinciale ho la delega alla viabilità, messa in ginocchio dalle frane. La mia è una scelta di responsabilità: dopo quanto è successo, prima vengono le istituzioni".
Il suo è un no anche all’eventuale terzo mandato da primo cittadino di Santa Sofia?
"Per i piccoli comuni la legge è cambiata, in teoria nel 2024 sarò rieleggibile. Ne discuteremo in autunno con le forze politiche locali e la lista civica che mi ha appoggiato 4 anni fa. Per ricoprire tale ruolo occorre avere il giusto entusiasmo e la capacità di rinnovamento".
Quanto si terrà il congresso del Pd forlivese? Il centrodestra ha detto da tempo che punta al bis di Gian Luca Zattini, voi non siete in ritardo?
"Il congresso si svolgerà, partendo con le assemblee nei circoli, da metà settembre ai primi di ottobre; c’era l’intenzione di farlo prima ma le conseguenze dell’alluvione non l’hanno permesso".
Il Pd non attraversa una fase smagliante.
"Però anche i risultati delle ultime Politiche indicano che nel nostro territorio siamo ben presenti. Dobbiamo riscattare anni difficili mettendo in campo alternative credibili".
Da settimane circolano alcuni nomi: a che punto siete per cercare il candidato che sfiderà Zattini?
"Innanzitutto sarà necessario trovare un’alleanza ampia, che coinvolga oltre ai partiti anche l’associazionismo e i movimenti civici. Alcune figure possono provenire dal Pd, altre da fuori".
Può tracciare una sorta di identikit?
"Va rimarcata la differenza rispetto all’attuale sindaco. Quindi persone dotate di coraggio, apertura e visione del futuro".
Il candidato sarà scelto con le primarie?
"È un’opzione, non va scartata a priori. Ma a parte le modalità di selezione, va riscaldato il cuore del centrosinistra, che batte ancora forte".
Se paragoniamo l’attivismo e il volume di fuoco espresso dal centrodestra quando era all’opposizione prima del 2019 e quello espresso dal centrosinistra da 4 anni in qua, non c’è partita. Come mai?
"Cominciamo col dire che i due anni di Covid hanno complicato tutto, ma aggiungo subito che è vero, ci siamo trovati in una situazione che non aveva precedenti e all’inizio abbiamo fatto fatica. Ma sono certo che la gente capisca che il nostro modo di fare opposizione non è quello, urlato, della destra".
A parte gli ultimi mesi, contro l’amministrazione comunale le critiche sono apparse episodiche.
"Chiedo ai cittadini: è cambiata in meglio la città rispetto al 2019? Non credo proprio. Dal rilancio del centro storico alla sicurezza, cavalli di battaglia dell’attuale giunta, non si è visto nulla. Il centrodestra è molto forte nella propaganda, ma non sui fatti".
Cosa ci dobbiamo aspettare in vista della campagna elettorale del 2024?
"Il nostro sforzo sarà costruire una visione della città che oggi manca. E recuperare il ruolo di Forlì, che oggi è debole in Romagna: la giunta Zattini si è autoisolata, ha deciso di non fare da traino al territorio provinciale. Forlì ora ha perso autorevolezza: noi intendiamo rilanciarla, metterci molta energia e coinvolgere le nuove generazioni, cosa che non è riuscita al centrodestra".