
L’ultima promozione in A1 è stata celebrata al ristorante ‘La Monda da Alfio’. E si è parlato anche d’attualità. Niccolai: "Rimini favorita, ma l’Unieuro ha l’autostima a mille". Monti: "Stessa situazione di allora".
Una squadra indimenticabile formata da un gruppo di amici. Questa è stata ed è ancora l’Olitalia che nella stagione ‘94-‘95 riportò Forlì in A1 con la storica finale playoff vinta 3-0 contro la favorita TeamSystem Rimini e le due vittorie ottenute al Flaminio, l’ultima delle quali con l’incancellabile bomba allo scadere di Andrea Niccolai. Gli ex ragazzi, ora uomini con mogli e figli, si sono ritrovati ieri a pranzo al ristorante ‘La Monda da Alfio’ in occasione del trentennale della loro impresa. Un ritrovo che il caso ha voluto si sia tenuto alla vigilia di un’altra serie Rimini-Forlì nei playoff di A2, ma questa volta in semifinale.
Gli ideologi e organizzatori sono stati Massimiliano ‘Max’ Di Santo e i ‘diversamente giovani’ tifosi del club Marini. C’erano quasi tutti e gli assenti erano giustificati (coach Phil Melillo influenzato, Stefano Attruia ha avuto problemi familiari, Kenny ‘Beck’s’ Williams vive negli Usa). Gli altri c’erano tutti: i giocatori, a cominciare da Andrea Niccolai, il vice allenatore Mario Santarelli, il preparatore atletico Giorgio Reggiani, il massaggiatore Silvano Piazza, il segretario Roberto Raffoni e Monica Mazzolini. Trent’anni dopo, arrivati da tutta Italia (Niccolai da Montecatini, Moltedo, Focardi e Casprini da Roma, Antinori da Terni, Monti da Desenzano del Garda, Cavallari da Ferrara, Di Santo da Brindisi), si sono ritrovati come se non fosse passato neanche un giorno dall’ultima volta che si erano rivisti e riabbracciati. Fra i video di quelle tre gare, foto e magliette celebrative, tutti hanno vissuto l’ennesima giornata di gioia fra scherzi, ricordi e la voglia che quei momenti non finissero mai. Gli unici momenti di tristezza per il ricordo di chi non c’è più: il presidente Angelo Rovati, il suo braccio destro Piero Parisini, il magazziniere Enrico Ricci, per tutti ‘Bibo’, ma soprattutto Romano Tramonti, all’epoca presidente onorario.
Inevitabile toccare il tema della serie Rimini-Forlì di oggi. "Credo sia di buon auspicio la coincidenza di questi due eventi – dice il giovane pivot di allora Max Monti – anche perché anche noi 30 anni fa, come l’Unieuro nei confronti di Rimini, eravamo sfavoriti perché si diceva che avessero più talento. Forse era vero, però poi si va in campo e le cose possono cambiare". Moltedo, invece, è pessimista, sia per la forza di Rimini, sia per l’assenza di Perkovic e Magro: "Sarà durissima, ma io tiferò Forlì". Cavallari e Casprini credono nell’Unieuro: "Rimini sembra più forte – dice ‘Cavallo’ – ma grazie alla vittoria nella serie contro Cividale rimontando da 0-2, Forlì ha acquisito più carica e fiducia in se stessa. E poi i playoff sono tutta un’altra storia". Per Casprini, "Forlì ce la deve fare e farà la storia come abbiamo fatto noi trent’anni fa". Anche Di Santo crede nei ragazzi di coach Martino: "Secondo me Forlì è favorita. Rimini l’ho vista in sofferenza contro Brindisi, mentre Forlì ha avuto la forza di vincere una serie dallo 0-2 e questo ti dà forza e carica".
Ma soprattutto: che ne pensa ‘Niccolair’? "Rimini è favorita per profondità del roster, talento e per il vantaggio del fattore campo. Però l’Unieuro dopo aver superato una squadra come Cividale ha l’autostima a mille e giocherà una serie tosta e intensa. Il tutto al netto di infortuni e di inevitabili incognite emotive che in una serie così possono condizionare in un verso o nell’altro".
Un paio di mesi fa la stella della Rimini di allora, Carlton Myers, ha raccontato che, prima di tirare due tiri liberi nel finale di gara1, Max Monti gli disse "mo’ questi li sbagli" (episodio rievocato sul Qs di ieri). Monti conferma l’episodio, ma spiega: "Carlton è ancora convinto che siano state le mie parole a farlo sbagliare, ma non è vero nulla. La prima volta me lo disse a tavola durante un raduno della nazionale nel 2000. Ricordo che gli risposi che aveva la lingua a penzoloni per l’eccezionale marcatura che Max Di Santo fece su di lui. E se lo incontrassi glielo ripeterei anche oggi. Ah Carlton, ma che stai a ddì?".