Romiti, l’ultimo argine La sabbia non basta, i volontari la ottengono e riempiono i sacchi

Nel quartiere tra Protezione Civile e semplici cittadini: situazione sbloccata grazie all’aiuto di un’azienda. Poi tutti si danno da fare.

Romiti, l’ultimo argine  La sabbia non basta,  i volontari la ottengono  e riempiono i sacchi

Romiti, l’ultimo argine La sabbia non basta, i volontari la ottengono e riempiono i sacchi

di Sofia Nardi

I primi mille sacchi li hanno distribuiti già nella sera di lunedì, quando l’acqua era ancora una minaccia del meteo non confermata da un cielo ancora chiazzato da innocue nuvole chiare. Ieri i volontari dei Romiti e dei quartieri vicini si sono di nuovo radunati nel parcheggio del palasport di via Sapinia, in attesa dell’arrivo del camion inviato dalla Protezione civile, carico di sacchi di sabbia da usare per impedire al fiume Montone di entrare nelle case attraverso le fessure delle porte. Il carico è arrivato verso le 14. Il contenuto era quello atteso: 150 sacchi. Pochi.

"Io abito in via Isonzo, l’acqua sta per entrare dentro casa". La richiesta arriva dal primo forlivese arrivato sul posto, scarpe da ginnastica zuppe e nessun ombrello. Via Isonzo corre parallela al Montone, da porta Schiavonia fino a via Pelacano. "Quanti ingressi ha?", chiede un volontario. "Ho tre porte, più il garage", la risposta. "No, per i garage non li diamo". I sacchi, infatti, vanno distribuiti con oculatezza, per non rischiare di lasciare senza qualcuno che potrebbe averne bisogno. L’esondazione del fiume, spiegano i volontari, va pensata con una certa ineluttabilità: ormai si sa che ci sono alcune abitazioni che "andranno sotto". Così dicono: "Andranno sotto". Sta a dire che il fiume salirà oltre il livello delle fondamenta e, in un modo o nell’altro, arriverà perlomeno al piano terra. Nessuna speranza, quindi, di salvare i garage. Si punta solo a limitare i danni negli spazi abitativi.

Presto sul posto cominciano ad arrivare sempre più persone con le loro macchine. Qualcuno si fa carico di segnare nome, cognome, indirizzo e numero di sacchi prelevati. Mai più di dieci ciascuno. "Io con dieci non risolvo niente", si lamenta qualcuno. "Dopo, se torna, proviamo a fargliene avere altri", l’ottimistica promessa dei volontari intenti a gestire il traffico. Poi cominciano ad arrivare persone anche da altri quartieri: "Io abito di fronte alla Zanussi – spiega una donna che usa il vecchio nome di quella che oggi è l’Electrolux – e dietro casa mia c’è un rigagnolo, il San Lazzaro. Normalmente è poco più di un fosso, ma ora è esondato".

"A noi hanno detto di pensare a chi abita vicino al Montone – interviene un volontario –, eppure la Protezione Civile sta dirottando tutti qui, perché sono stati realizzati pochissimi punti di distribuzione in città". I sacchi cominciano a scarseggiare già dopo la prima mezz’ora, quando la proverbiale solidarietà degli abitanti del quartiere Romiti ha la meglio. Il volontario Stefano Valmori fa un paio di telefonate: "I sacchi li abbiamo – pronuncia forte nel suo telefono cellulare per sovrastare il rombo del vento –, se ci porti qualche quintale di sabbia li riempiamo noi".

Ha contattato un’impresa edile della zona. In meno di un quarto d’ora al Villa Romiti arriva un camion pieno di sabbia: sono 1.500 quintali che vengono ben presto rovesciati sull’asfalto. I volontari, intanto, si sono muniti di sacchi e pale e cominciano a riempire, sotto la pioggia incessante. A un certo punto arrivano anche gli scout. C’è chi riempie i sacchi, chi li distribuisce e chi raccoglie i nominativi dei richiedenti. Qualcuno, dopo aver sigillato le porte della propria casa, torna ancora in via Sapinia, per fare la sua parte. Tutto sembra funzionare senza coordinazione dall’alto. È la semplice forza della solidarietà: quasi una magia che, spesso, prende vita proprio durante le emergenze più dure.