Forlì, 10 luglio 2023 – Il sipario si aprirà per la prima volta tra poco meno di un anno, il 4 marzo 2024, ma è già pronto il testo — scritto dal drammaturgo di origine forlivese Gianni Guardigli (foto sotto) — dello spettacolo dedicato a Sara Pedri e alla sua storia. A dargli vita sul palco sarà la compagnia cesenate diretta da Monica Briganti, il ‘Teatro delle lune’. La data del debutto è oltremodo significativa: sarà il terzo anniversario della scomparsa della ginecologa forlivese, mai più ritrovata ma probabilmente suicida in Trentino, dove lavorava da qualche mese.
Guardigli, il titolo dello spettacolo è le foglie non si riposano mai’. Come mai l’ha scelto?
"Sara parlerà al pubblico sotto la forma di un albero: quello che è stato piantato in suo onore al parco urbano di Forlì. Lo stormire delle foglie sarà, in un certo senso, la sua voce".
Chi salirà concretamente sul palco?
"Le protagoniste saranno tre: un’attrice impersonerà la stessa Sara, un’altra la mamma Mirella e una terza la sorella Emanuela. Ho voluto portare in scena quello che è stato e che è il rapporto tra le tre, facendo un’incursione dentro quella tenerezza familiare che le ha unite e che ha continuato a unirle anche dopo la scomparsa di Sara. Sul palco prenderà vita qualcosa di non finito: un rapporto interrotto che, però, lascia qualcosa a chi resta, come un dialogo che procede oltre la morte".
Parlerà anche della vicenda lavorativa di Sara a Trento, che pare strettamente legata alla sua scomparsa? Sara è una delle dottoresse di Ginecologia per le quali potrebbe iniziare, in autunno, un processo per maltrattamenti in carico all’allora primario Saverio Tateo e alla sua vice Liliana Mereu.
"Non direttamente, perché il teatro non si presta a raccontare questi aspetti. Certo, ci saranno degli accenni, ma di fatto lo spettacolo sarà più astratto e parlerà un linguaggio poetico".
In fase di scrittura si è confrontato con Emanuela e Mirella?
"Sì, certo. In realtà noi siamo anche parenti: mia madre, ora scomparsa, era cugina di Mirella ed erano molto unite. lo vivo a Roma dal 1987, perciò ho conosciuto appena Sara, ma conosco benissimo sua madre e ricordo perfettamente Emanuela adolescente. La loro non è una storia a me estranea, ma una vicenda che mi tocca molto".
Cosa ha cercato di trasmettere al pubblico con ‘Le foglie non si riposano mai’?
"Ho voluto pensare a ciò che resta dopo una vicenda fortemente drammatica come quella di Sara. Cosa resta dopo la morte? Come si può andare avanti? Come si riesce a trovare un senso nel dolore? Emanuela e tutta la famiglia di Sara, pur nella sofferenza, ci stanno riuscendo, trasformando tutto il male in qualcosa di costruttivo e penso che uno spettacolo che racconta questo processo abbia qualcosa da comunicare a tutti noi".