
La ginecologa forlivese Sara Pedri. Saverio Tateo , all’epoca dei fatti era primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento
Forlì, 13 giugno 2025 – “Una triste vicenda diventata un’onda mediatica... ma gli atti processuali non restituiscono una responsabilità penale...”.
Il giudice dell’udienza preliminare di Trento, Marco Tamburrino, appone così il suo sigillo al caso Sara Pedri, la 31enne ginecologa forlivese scomparsa nel nulla il 4 marzo 2021. Per la procura la dottoressa si sarebbe suicidata, gettandosi nelle acque del lago di Santa Giustina, sempre in Trentino, perché non avrebbe più retto al clima di “vessazioni e intimidazioni” – così si era pronunciata la procura trentina – all’interno del reparto. Il corpo di Sara non è mai stato ritrovato.
Escono ora le motivazioni della sentenza del 31 gennaio scorso con cui il tribunale di Trento aveva assolto con formula piena Saverio Tateo e Liliana Mereu, primario e vice primario di Sara, accusati di maltrattamenti, mobbing e stalking sul luogo di lavoro. L’inchiesta della procura trentina era stata innescata dalla scomparsa di Sara ed era poi stata sostanziata dalle testimonianze di decine di colleghi della 31enne, che alla fine si erano riunite in undici parti civili. La pubblica accusa aveva chiesto la condanna dei due medici a 4 anni, 2 mesi e 20 giorni per entrambi.
Per il giudice Tamburrino “Tateo era autoritario. Ma c’è non nessuna prova che lui e la sua vice Mereu avessero creato un clima tossico e dannoso per i colleghi all’interno dell’ospedale. L’autorità non va confusa con condotte maltrattanti o punitive”.