Sara Pedri, il primario e la vice iscritti nel registro degli indagati

La decisione della Procura di Trento su Saverio Tateo e Liliana Mereu. Demansionamenti e maltrattamenti per 14 persone

La ginecologa di Forlì Sara Pedri

La ginecologa di Forlì Sara Pedri

Trento, 20 ottobre 2021 - La procura di Trento ha iscritto nel registro degli indagati, per il reato di maltrattamenti, l'ex primario Saverio Tateo e la vice Liliana Mereu del reparto di Ostetricia dell'ospedale Santa Chiara di Trento, scrive il Messaggero. Una richiesta avanzata dai Nas ad agosto.

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I due professionisti sono stati assegnati ad altro incarico lo scorso 12 luglio dopo la decisione della Commissione interna istituita dall'Azienda sanitaria di Trento. Sarebbero inoltre 14 le persone, tra medici e infermieri - compresa la ginecologa di Forlì scomparsa Sara Pedri - che avrebbero subito demansionamenti e maltrattamenti sul lavoro. 

La commissione interna all'Azienda sanitaria aveva effettuato 110 audizioni riscontrando "fatti oggettivi e una situazione critica nel reparto" l'ex primario, attraverso i suoi legali, ha invece parlato di menzogne e illazioni e di una campagna diffamatoria nei suoi confronti. Nel reparto di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento, secondo quanto riferito da alcune professioniste che vi hanno lavorato e dalla famiglia di Sara Pedri, il clima per il personale non sarebbe stato facile, con presunte pressioni e umiliazioni. Un clima - secondo la famiglia Pedri - forse all'origine della scomparsa della donna

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Sul caso hanno operato anche gli ispettori mandati nel reparto dal ministro della Salute Roberto Speranza. Dopo aver visionato tutta la documentazione del reparto, dai registri delle presenze alle cartelle cliniche - avevano descritto la "elevata qualità delle cure". Ben diverso il giudizio espresso dal personale nelle audizioni in cui si sottolinea "un atteggiamento vessatorio" da parte del primario nei confronti di altri medici. Gli ispettori avevano anche accennato ad episodi di mobbing e di ostruzionismo sul lavoro, con insulti ai colleghi davanti ai pazienti e la loro esclusione dalla sala operatoria con "scopi mortificatori".

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