Sara Pedri scomparsa, spunta un’altra lettera: "A Trento umiliazioni e mortificazioni"

Sara la usò come bozza per una telefonata: "Lavoro più giorni a settimana dalle 6 alle 21" La famiglia ospite ieri sera a ‘Chi l’ha visto?’ su Rai3. Tateo non parla: "Momento molto difficile"

La mamma Mirella e un’immagine di Sara, negli studi Rai

La mamma Mirella e un’immagine di Sara, negli studi Rai

Forlì, 21 ottobre 2021 - Nuovi messaggi vocali e una lettera inedita. Ieri sera ‘Chi l’ha visto’, su Rai3, ha aggiunto ulteriori dettagli alla vicenda di Sara Pedri: in studio, con la conduttrice Federica Sciarelli, c’era tutta la sua famiglia. La sorella Emanuela, e per la prima volta negli studi Rai anche la mamma Mirella e il babbo Stefano, accompagnati da Nicodemo Gentile, avvocato dell’assocazione Penelope che si occupa di persone scomparse. Parole strappate all’oblio, dal telefonino che Sara ha lasciato nella sua auto, la mattina del 4 marzo, che diventano ancor più pesanti nel giorno in cui l’inchiesta penale registra i nomi di due indagati.

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La mamma Mirella e un’immagine di Sara
La mamma Mirella e un’immagine di Sara

Il nome, in tv, non è stato fatto, ma l’episodio è stato nei mesi scorsi attribuito alla vice di Tateo, Liliana Mereu. "Abbiamo testimonianze a iosa di situazioni di abuso dei mezzi di correzione e disciplina". Parla anche di "colloqui inquisitori" tra il primario e le ginecologhe, ricordando che "si era parlato di fare insonorizzare l’ufficio". A Sara era capitato di trascorrere un turno senza far nulla, eppure senza poter tornare a casa. La sorella Emanuela è sicura: "Io credo che episodi di questo tipo siano stati continui, perché altrimenti non si spiega che la sua identità sia stata annientata". In tv, si è parlato anche di una lettera, datata 7 febbraio e mai spedita. Il destinatario era il direttore dell’ospedale di Cles, quello per il quale Sara aveva vinto il concorso (causa Covid, si era deciso di rinforzare però Trento). "È servito come base per una telefonata", spiega il padre. La madre ricorda di averla aiutata nella stesura di questo foglio rimasto poi in possesso della famiglia. Una sorta di appello affinché Sara potesse tornare nell’ospedale più naturale per lei (a Cles aveva anche preso casa). E in cui la ginecologa descrive una situazione di "poco rispetto e comprensione", "umiliazioni e mortificazioni", che hanno portato a "una paura mai provata", nonché "insicurezza e debilitazione". Racconta di lavorare più giorni a settimana dalle 6 alle 21. In chiusura, il programma ha fatto sentire la brevissima registrazione di una telefonata a Saverio Tateo: contattato perché potesse riportare la sua versione dei fatti, l’ex primario si è negato dicendo di vivere un "momento molto difficile". La famiglia di Sara ha detto che nessuno, da Trento, li ha mai contattati per una parola di conforto. "Sicuramente col Covid in ospedale può essere stato difficile. Ma nessuno ha mai chiesto scusa".