
Predappio, 14 gennaio 2023 – “Temo che se si lascia liberi di dire qualunque cosa su argomenti come Auschwitz, rischiamo di vedere gente per strada con magliette che inneggiano alle camere a gas". Il professor Marcello Flores, storico, docente universitario, autore di pubblicazioni dedicate ai genocidi, si esprime criticamente sulle ripercussioni culturali della sentenza sul caso ’Auschwitzland’. Il Tribunale di Forlì ha infatti assolto Selene Ticchi, la donna che il 28 ottobre 2018, a Predappio, durante una manifestazione per l’anniversario della marcia su Roma, indossava una t-shirt nera con la scritta ’incriminata’. Per il giudice, "il fatto non costituisce reato".
Prof Flores, che considerazioni ha fatto in seguito al pronunciamento di Forlì?
"Aspettiamo di conoscere le motivazioni della sentenza; il pubblico ministero aveva chiesto una pena 9 mesi e credo farà ricorso. Però sentenze come queste hanno in effetti delle ricadute".
C’è qualcosa che non la convince?
"Ho la sensazione che ci sia l’incapacità di comprendere come nella fase storica attuale, i simboli, le parafrasi e le prese in giro facciano parte delle pratiche di odio e discriminazione che i social network hanno enfatizzato. Il mondo è cambiato. Aggiungo una cosa...".
Dica.
"Credo che se la t-shirt avesse avuto un contenuto sessuale, la condanna sarebbe arrivata. Viviamo un’epoca bigotta su questi temi".
C’è il timore, allora, che ci siano delle emulazioni, dal momento che non si viene sanzionati?
"Sì, potrebbe accadere. Per fortuna l’odio non si manifesta con atti violenti, come succedeva in passato, tuttavia ha imboccato queste altre strade. Scherzare su Auschwitz vuol dire prenderla sottogamba".
Non è la prima volta che gli imputati sono assolti per atti o discorsi assimilabili all’apologia del fascismo.
"È così. Ero convinto che le leggi che abbiamo contro l’istigazione all’odio fossero sufficienti, ma qualche dubbio mi viene. Magari hanno ragione quanti chiedono leggi ad hoc che però mi hanno sempre lasciato un po’ perplesso".
A parte l’aspetto giudiziario, perché è così difficile far scendere sulle persone che negano i lager o la Shoah una generale, assoluta, condanna sociale?
"Questo è uno dei temi più complessi. Ci sono recenti resoconti anche dagli Stati Uniti sull’enorme crescita dell’antisemitismo, bisogna riconoscere che tali fenomeni sono il segno di un’arretratezza culturale disarmante".
L’episodio è accaduto a Predappio, dove è finito nel cassetto il progetto per il Centro studi sui totalitarismi del ’900, di cui lei aveva coordinato il comitato scientifico. E adesso?
"Per Predappio penso sia stata un’occasione perduta. Ora non so cosa diventerà l’ex Casa del Fascio, il sindaco attuale mi sembra voglia metterci dentro cose molto diverse. Si fa finta che l’edificio non sia stato il simbolo di qualcosa che non si intende approfondire".