
di Sofia Nardi
Utilitarie, camper, suv, sportivem scooter… Sono stati resi tutti simili dalla furia dell’acqua, i veicoli alluvionati che ora restano parcheggiati disordinatamente nel parcheggio di via Punta di Ferro e nella porzione finale di quello in piazzale dei Panathleti, in attesa di essere rivenduti e smembrati da chi va in cerca di pezzi di ricambio o di finire in discarica.
In origine, dopo l’alluvione, i mezzi collocati in zona ‘Palazzo di vetro’ erano circa 300, poi, un poco alla volta, i proprietari li hanno rimossi. Due settimane fa erano scese a 150. Proprio il 25 luglio dal Comune è arrivato l’invito a procedere con la rimozione per "garantire il ripristino e la piena funzionalità del parcheggio, per restituirlo alla città in vista del calendario fieristico e sportivo dell’autunno".
Adesso la situazione è migliorata ancora: in piazzale dei Panathleti le auto sono 33, mentre in via Punta di Ferro i veicoli sono 52: 85 in totale. A questi vanno sommate una ventina fra moto e scooter, ammucchiati alla rinfusa accanto al marciapiede in un groviglio di ruote, manubri e pezzi di carrozzeria divelti che rendono difficile capire dove comincia uno e finisce l’altro.
Camminare tra le auto è come avventurarsi in una città fantasma, in cui il tempo, come per un incantesimo si è fermato, interrotto dall’alluvione. Il paragone è azzardato, eppure l’acqua esondata dai fiumi che attraversano la città ha saputo immortalare ogni cosa come in una moderna Pompei in cui alla lava si sostituisce il fango. Dentro gli abitacoli è uno strato di argilla secca, percorsa da lunghi cretti, capace di pietrificare i sedili, il volante, la leva del cambio, e trasformarli in sculture silenziose.
Eppure le storie, le voci, le azioni che hanno riempito quei veicoli sono ancora ben leggibili: su un sedile posteriore è seduto un grosso orso di peluche che sorride con gli occhi di vetro fissi sul parabrezza incrostato; in un altro veicolo i cui cerchioni sono collassati per la forza della piena sono impilate delle ciotole di plastica che sembrano ancora piene di cibo da tempo avariato; in un altro ancora sono ammucchiati tre grossi rotoli quasi del tutto coperti dalla melma: è carta colorata da usare per incartare un regalo che, forse, si è ormai dimenticato di consegnare.
Ci sono, sul fondo di via Punta di Ferro, anche due camper. Entrambi sono stati aperti forzatamente da chi ha approfittato della tragedia per saccheggiare i veicoli abbandonati. La stessa sorte è toccata a molti dei veicoli parcheggiati. Sotto ai tergicristalli svolazzano al vento dei fogli stampati. Non c’è bisogno di leggerli uno per uno: su tutti è scritto ‘Comprasi auto alluvionate’. Alcune auto, in effetti, sebrano quasi nuove, solo poco lambite dalle acque, mentre altre sono irriconoscibili: sono quelle che si trovavano parcheggiate più vicine ai punti critici, dove il fiume ha rotto gli argini ed è arrivato con più violenza, accartocciando la carrozzeria, spaccando i vetri e strappando via le porte, che ora ciondolano ai lati dell’auto come braccia stanche.
Ancora per qualche settimana rimarranno lì, in un provvisorio cimitero meccanico a memoria del disastro: una a una saranno rimosse dai proprietari e il parcheggio tornerà, dopo più di tre mesi, alla sua funzione di sempre.