Sorpresa nelle culle Siamo sopra la media e in controtendenza: più figli dopo il Covid

Dati Istat: 1,26 figli a famiglia nel 2021 in provincia di Forlì-Cesena. Solo altre 13, in Italia, hanno invertito il trend (seppur lievemente). Esulta il sindaco Zattini: "Risveglio dal sonno demografico".

Sorpresa nelle culle  Siamo sopra la media  e in controtendenza:  più figli dopo il Covid

Sorpresa nelle culle Siamo sopra la media e in controtendenza: più figli dopo il Covid

A Forlì le neomamme che oggi festeggiano la loro festa sono (leggermente) di più rispetto agli scorsi anni. C’è anche Forlì, infatti, tra le 37 province italiane che, in base ai dati Istat pubblicati dal Sole 24 Ore, registrano un tasso di fecondità superiore a quello della media nazionale. Non solo: la provincia di Forlì-Cesena fa addirittura parte delle 14 che rilevano un rimbalzo positivo dopo i mesi più duri della pandemia.

Entrando nel dettaglio, nel 2010 a Forlì-Cesena si rilevava un numero medio di figli per famiglia pari a 1,51 sceso a 1,25 nel 2019 (-17%). Nel 2021, anno di riferimento dei dati, ecco che vediamo una risalita a quota 1,26. La crescita è minima – parliamo appena di un +0,01 – ma comunque in controtendenza rispetto al rallentamento nazionale (in Italia si è scesi ulteriormente all’1,27 del 2019 a 1,25 nel 2021; l’Istat prevede un nuovo calo quando consoliderà i dati del 2022).

Prima di Forlì-Cesena, tra le 14 province che alzano la media ci sono Bolzano, Ragusa, Vicenza, Siracusa, Modena, Trapani, Treviso, Barletta, Pescara, Agrigento, Venezia, Padova e Arezzo. Il cosiddetto ‘tasso di sostituzione’, che consentirebbe un perfetto modello di ricambio generazionale, è però fissato a 2,1 nascite per donna: una cifra ancora lontana per tutte le province, anche per le 14 in crescita.

Il sindaco di Forlì Gian Luca Zattini ha commentato ieri i dati parlando di "risveglio dal sonno demografico che lascia ben sperare per il futuro", "non rassegniamoci a quello che gli esperti definiscono ‘l’inverno demografico’". E a livello locale, annuncia di voler puntare su "politiche a sostegno della famiglia, interventi strutturali, generosi e coraggiosi, dalla scuola, passando per il sistema fiscale, le imprese e la sanità", nonché "implementazione virtuosa dei servizi di welfare", con "l’armonizzazione tra vita e lavoro", "nel nome delle pari opportunità e delle pari libertà", con "rispetto reciproco e solidarietà". Scelte che in passato sono state "sporadiche" e che invece devono rendere "la genitorialità un dono, non un difetto". Tuttavia, "è nostro dovere farlo", "perché il futuro passa anche da qui".

Parlare di maternità oggi significa necessariamente anche parlare di lavoro. Il rapporto ‘Le Equilibriste: la maternità in Italia nel 2022’ di Save the children, evidenzia tra i dati negativi, la percentuale di dimissioni da parte delle donne e delle madri. Tra le ragioni principali c’è la difficoltà di conciliare la vita professionale con le esigenze di cura dei figli e l’elevato costo dei servizi di assistenza al neonato. Secondo i dati di Openpolis, diffusi in questi giorni da Cisl Romagna, la provincia di Forlì-Cesena ha una copertura potenziale di 40,2 posti ogni 100 bambini nella fascia d’età 0-3 anni (Ravenna, tra le migliori, è al 48,6%).

"Alla luce di queste problematiche – dichiara il segretario generale Cisl Romagna Francesco Marinelli – diventa necessario un intervento a livello politico e sociale per creare un ambiente favorevole alle donne e alle madri, con servizi di assistenza all’infanzia accessibili ed economicamente sostenibili, politiche di sostegno alla famiglia, e una maggiore consapevolezza e sensibilità verso la questione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Solo in questo modo potremo creare un futuro migliore per le mamme e le donne in Italia".