
Un summit con la procura di Ravenna, e poi ancora tantissime verifiche; sul campo; nei campi; sugli argini dei fiumi, il Montone e il Savio, che nell’alluvione del 16-17 maggio scorso con la loro esondazione provocarono la morte di sei persone tra Forlì e Cesena.
L’inchiesta giudiziaria sull’apocalisse d’acqua va dunque avanti. Negli uffici della procura di piazzale Beccaria si continua a lavorare e a raccogliere documenti, prima di approfondire ulteriormente il dossier, sostanziandolo di riscontri effettivi su ciò che successe in quelle 48 ore d’inferno.
Perché è vero che in quegli infiniti frangenti è precipitato tutto un cielo d’acqua come non s’era mai visto nell’ultimo secolo. Ma è anche vero che l’obiettivo degli inquirenti è adesso cercare eventuali responsabilità umane; per questo i carabinieri e i forestali forlivesi stanno lavorando sulle ipotesi di omicidio colposo e disastro colposo, su indicazione della procura; l’inchiesta penale è affidata al capo della procura, Maria Teresa Cameli, e al sostituto procuratore Emanuele Daddi.
Al momento continuano a non esserci indagati. Ma proprio per identificare future e più affinate strategie investigative i magistrati forlivesi si sono incontrati martedì con i colleghi della procura di Ravenna, che stanno portando avanti nei loro uffici un fascicolo parallelo.
A Forlì i decessi registrati durante l’alluvione sono tre. Vittorio Tozzi, 75 anni, è morto martedì 16 nella cantina della sua casa di via Firenze travolto dal fango mentre cercava di salvare i suoi conigli. Franco Prati, 64 anni, e la moglie Adriana Mazzoli, di 53 sono invece morti mercoledì 17 nella loro casa di via Padulli, sommersi dalla furia del fiume Montone.
Tre vittime anche a Cesena: Palma Maraldi, trascinata per chilometri fino alla spiaggia di Zadina, e il marito Sauro Manuzzi, 70 anni, rinvenuto vicino all’azienda agricola di erbe aromatiche di Ronta che gestivano insieme. Riccardo Soldati è invece deceduto mentre si trovava nel giardino della sua casa a Casale di Calisese, tra Cesena e Montiano.
Il lavoro degli inquirenti è focalizzato a chiarire se siano state eseguite "tutte le opere necessarie, da parte delle autorità preposte, a mettere in sicurezza gli alvei dei corsi d’acqua". Dalla procura forlivese nulla trapela sui dettagli dell’inchiesta. Ma stando ad alcune fonti già nei prossimi giorni i pm potrebbero nominare alcuni periti ed avviare i primi atti giudiziari, che, proceduralmente, prevedono – nella maggioranza dei casi – l’iscrizione sul registro dei primi indagati.
Maurizio Burnacci