Tante sfide per l’Unesco "Un bel segnale questa euforia, ma servono cautela e impegno"

L’assessore regionale alla cultura Mauro Felicori, all’indomani del via libera della proposta nazionale per la gastronomia, giudica positivamente le candidature pur con qualche distiguo sulle modalità.

Tante sfide per l’Unesco  "Un bel segnale questa euforia,  ma servono cautela e impegno"

Tante sfide per l’Unesco "Un bel segnale questa euforia, ma servono cautela e impegno"

di Matteo Bondi

La cucina italiana candidata a patrimonio dell’umanità: a imbastire il fascicolo di presentazione all’Unesco ha partecipato, a pieno titolo, anche Casa Artusi di Forlimpopoli. Si sta lavorando poi alla candidatura del Liscio, idea lanciata a ‘Cara Forlì’, la rassegna in piazza dedicata a Secondo Casadei, e anche in questo caso si tratterebbe di patrimonio immateriale. Molto materiali sarebbero invece quelli del cosiddetto ‘Miglio bianco’, cioè le architetture razionaliste che a Forlì dalla stazione arrivano ai Giardini pubblici (Parco della Resistenza), e della città di fondazione di Terra del Sole.

Mauro Felicori, assessore regionale alla cultura, cosa ne pensa della candidatura della cucina italiana?

"La nostra è una cucina molto importante, quindi è una grande idea. La cucina italiana ha la specificità di essere fatta di tante cucine regionali, ciò la rende in pratica federalista. Queste cucine regionali hanno poi trovato un punto di contatto, una unificazione, nel manuale di Pellegrino Artusi, che ha fatto per la cucina ciò che Manzoni ha fatto per la lingua. Anche se, come dicono molti linguisti, si può dire la stessa cosa, sulla diffusione dell’italiano, anche per Artusi".

A livello regionale come supportare questa candidatura?

"Il supporto deve essere nazionale, naturalmente. La nostra regione però ha eccellenze come appunto Artusi, o il maggior numero di prodotti Dop e Igp d’Italia, la scuola internazionale di cucina di Parma e tanto altro".

E sugli altri dossier che si vorrebbero preparare e portare al vaglio cosa ne pensa?

"C’è una certa euforia nelle candidature, il che è positivo perché segno di un certo orgoglio per il proprio territorio. Dobbiamo però essere cauti perché vi è prima un filtro nazionale e poi una decisione che dovrà essere presa a livello mondiale. Inoltre avere un riconoscimento come questo non è solo una medaglia da appuntarsi, ma un impegno che si prende, di fronte al mondo, di conservazione del bene poi patrimonio dell’umanità".

Sul dossier del liscio a che punto siamo?

"Stiamo lavorando sodo per cercare di creare un movimento che sostenga la candidatura. Dobbiamo mobilitare i conservatori, le scuole di ballo, tutto un tessuto per realizzare un lavoro come è stato fatto per il tango, per esempio".

Sul Miglio bianco di Forlì?

"A Forlì il razionalismo è molto presente e importante, anche se non penso che la città si possa candidare da sola. Ce ne sono altre con forti strutture razionaliste e si potrebbe pensare a una cordata, dentro cui Forlì avrebbe sicuramente risalto".

E su Terra del Sole?

"Anche qui bisogna trovare una chiave di lettura, che potrebbe essere un insieme di città di fondazione oppure un territorio, molto interessante, come la Romagna Toscana o la Romagna medicea. Va detto però che se3 non si ottiene il riconoscimento dall’Unesco ciò non toglie che si debbano valorizzare le proprie peculiarità e renderle un ‘bene’ di livello mondiale".