Torna, domenica alle 18 nella chiesa di San Giacomo, un nuovo appuntamento con la rassegna ‘Un’opera al mese’. I protagonisti della prossima serata saranno i tre preziosi dipinti del Maestro di Forlì: ‘Funerali e assunzione della Vergine’, ‘Crocifissione’ e ‘Quattro santi’. Le opere, databili intorno alla fine del Duecento – inizio Trecento provengono dalle collezioni del museo civico San Domenico, che, per l’occasione, saranno esposti nell’ex convento. La rassegna nasce per far conoscere al grande pubblico i capolavori che appartengono al patrimonio storico-artistico forlivese e ha registrato, anche per il mese di dicembre nella serata dedicata all’’Annunciazione del Palmezzano, il tutto esaurito.
L’iniziativa è promossa dall’assessore alla Cultura, Valerio Melandri, curato da Stefano Benetti, dirigente comunale del Servizio Cultura, in collaborazione con l’associazione Amici dei Musei di Forlì. "Riproponiamo – spiega in una nota Melandri - anche per il 2024 questo ciclo di incontri gratuiti. Abbiamo fatto conoscere ai cittadini grandi prodotti artistici sia antichi che moderni. Dalle pregevoli opere di ‘Ebe’ e ‘Stele in gesso dedicata a Ottavio Trento’ del Canova alla ‘Dama dei Gelsomini’; dal ‘Pestapepe’ alla ‘Fiasca con Fiori’; dal Beato Angelico al Palmezzano e al Cagnacci; e poi il Novecento con Wildt, De Chirico, Depero e Sironi".
A presentare le opere, in questo quindicesimo appuntamento, sarà lo studioso Mauro Minardi, già docente di Storia dell’arte medievale all’Università della Basilicata e di Bologna. Inoltre, collabora con la Soprintendenza archeologia, Belle arti e Paesaggio di Ravenna. "Sono le tre tavolette – sottolinea il professor Minardi - dei musei San Domenico a dare il nome al Maestro di Forlì, pittore romagnolo testimone del trapasso della civiltà figurativa italiana dal Duecento al Trecento. Legato alla tradizione bizantina, ma già al corrente delle novità profuse da Giotto, appare sospeso tra arcaismi e novità. La produzione del pittore, formata da pochi dipinti su tavola di piccolo formato, è dispersa in vari musei d’Europa. Il trittico forlivese ha colori vivaci e luminosi: si nota come il piglio solenne della pittura duecentesca si sciolga in modi di accattivante naturalismo, che non tolgono nulla alla pietas religiosa, ma si fanno più consoni alla devozione dei fedeli".