Torna la paura Allarme temporali, nelle zone a rischio ci si prepara al peggio

Via Pelacano e Isonzo, ieri nuove piogge senza danni tra sacchi di sabbia e mezzi in azione sui tombini ostruiti.

di Sofia Nardi

Nuova pioggia era promessa, al punto che domenica sono state centinaia le persone che si sono riversate nelle sedi di distribuzione per ricevere sacchi di sabbia da posizionare a difesa delle loro case: ieri mattina erano solo sporadiche le gocce che cadevano da un cielo lattiginoso, mentre nel pomeriggio le precipitazioni sono state più intense per fortuna senza drammi. I forlivesi hanno ormai ben imparato a diffidare anche dai cieli apparentemente benevoli e lo si nota bene percorrendo una strada come via Pelacano che, già dalle prime ore di ieri, si presentava pronta ad affrontare il peggio.

Di fronte alle abitazioni erano stati posizionati da ore i sacchi di sabbia distribuiti dalla Protezione civile, mentre altri avevano optato per costruzioni più complesse: blocchetti di mattone avvolti in quadrati di tela, gommapiuma o, in qualche caso, pezzi di coperte arrotolate e poggiate alle fessure sotto le porte, quelle stesse che, tre settimane fa, hanno lasciato entrare la piena del Montone, consentendo al fango di riempire garage e abitazioni.

In strada le persone sono poche: la vita continua e molti sono al lavoro. I più anziani stanno in casa, ai piani alti, quelli che si sono salvati dal fango, e guardano la via dalla finestra: silenziose sentinelle pronte a sondare il pericolo. Qualcuno scambia qualche parola con i volontari, ormai tutti volti amici. Sì, perché i volontari in via Pelacano e in via Isonzo – così come negli altri quartieri alluvionati – sono ancora all’opera. Non sono più i ‘burdel de paciug’ che, nelle prime ore dell’emergenza, si sono riversati in strada armati di pale, pronti a cantare ‘Romagna mia’, ma sono i membri della Croce rossa e della Protezione civile, oltre a diversi gruppi di Alpini: arrivano da ogni parte d’Italia e alcuni sono a Forlì sin dai primi giorni dell’emergenza. "In queste ultime ore abbiamo visto una certa tensione negli abitanti di queste vie – racconta un uomo della Protezione civile di Treviso stanziata in via Isonzo – perché, comprensibilmente, vedono ogni acquazzone come una minaccia. La pioggia, però, per ora non ha rappresentato un vero problema. Peccato solo che, quando piove, siamo costretti a fermarci, buttando via tempo prezioso".

Intanto prosegue l’opera degli addetti che estraggono il fango dalle fogne, preparandole ad accogliere nuove piogge. Nelle sedi della Cna e della Confesercenti, sempre in via Pelacano, gli uffici sono aperti, ma sotto il primo piano degli edifici l’acqua è ancora alta. Succhiarla via tocca alle lunghe proboscidi degli autospurgo che, affondate nelle viscere dei parcheggi, continuano a estrarre un liquido sporco che sembra inesauribile. Poi, dalle 12.30, la pioggia comincia a cadere copiosa, fino a diventare torrenziale intorno alle 15.30. Negli abitanti l’ansia cresce. La norma, ormai, è diventata straordinaria: è un sollievo insperato quando l’acuqa dalla strada defluisce nel sistema fognario che la inghiotte con pochi intoppi, in maniera lenta, ma regolare. Le case sono ancora salve. Rimane la paura – difficile da superare – in vista di previsioni ancora poco confortanti.