Tre fratelli morti a Forlì, indagini: “E’ omicidio colposo plurimo". Subito sentito lo zio

Sopralluogo nell’allevamento, per ora nessun indagato. Il custode aveva lasciato l’auto a Fatima, che però non poteva guidare sola

L'auto dei tre fratelli travolta dal silos

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Forlì, 9 aprile 2023 – Un’ora e mezza di sopralluogo. Ieri alle 11.30 i carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Meldola, con i colleghi di Bertinoro, hanno accompagnato il pm Laura Brunelli e i tecnici della medicina del lavoro (insieme a un’infortunistica privata) all’allevamento Casagrande. Il giorno dopo la triplice tragedia lo scenario è ancora più spettrale di quando, venerdì, lo zio dei giovanissimi Fatima, Ousama e Marva Boulgoute, era arrivato con la sua Opel Zafira: anche in un giorno in cui nessun altro lavora e l’allevamento è chiuso, lo zio ha il compito di occuparsi dei polli, delle galline ovaiole e dei pulcini custoditi a San Pietro in Guardiano, estrema propaggine puntata verso nord nel territorio comunale bertinorese, vicinissimo in linea d’aria alla Cervese.

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Ieri pm e militari si sono concentrati sul silos sventrato nella devastante caduta che, venerdì, ha travolto l’Opel guidata dalla giovanissima Fatima con due fratelli minorenni a bordo. Tutti morti sul colpo, schiacciati dalle 20 tonnellate di mangime improvvisamente riversatesi al suolo. Poco dopo il sopralluogo, ecco che l’inchiesta della procura di Forlì inizia a prendere forma.

Già venerdì era stato aperto un fascicolo d’indagine. Il reato ipotizzato è quello di omicidio colposo plurimo. Non ci sono ancora nomi sul registro degli indagati – ma potrebbero arrivare presto, quanto meno per giustificare alcuni esami tecnici che saranno necessari – né è stata presa una decisione in merito all’autopsia dei tre giovanissimi (e, di conseguenza, sui funerali). Ma una persona è stata sentita: lo zio, ovvero l’unica persona presente sul luogo della tragedia. Anche se non come testimone oculare: a richiamarlo, è stato il terribile rumore del silos, prima colpito da Fatima poi crollato sull’auto. L’epicentro della tragedia è sotto sequestro: un provvedimento che, tuttavia, non impedirà all’azienda di ritornare all’attività produttiva dopo Pasqua; sequestrata anche l’auto, che Fatima aveva utilizzato come ‘ripasso’ di scuola guida.

Chi era Fatima

La 18enne – nata e cresciuta in Marocco, trasferitasi prima a Verona e poi due anni fa a Meldola con la famiglia – studiava all’istituto alberghiero di Forlimpopoli e, come tanti coetanei, al compimento della maggiore età si era iscritta a un’autoscuola per prendere la patente. Aveva il foglio rosa. Che però prevede l’affiancamento di un guidatore adulto. Invece a bordo con lei, nei giorni in cui le scuole sono chiuse per il periodo pasquale, c’era il fratello Ousama di 13 anni e la sorellina Marva di 9. Tutti affidati, in generale, allo zio custode della Casagrande, visto che il padre Aziz si trova in Marocco per assistere i genitori con problemi di salute (la madre si trovava a Meldola ed è arrivata in un secondo momento, disperata, sul luogo della tragedia; salva una ulteriore sorella che non era a Bertinoro in quel momento).

È scontato che alcune delle domande degli inquirenti si siano concentrate proprio sul passaggio dell’auto a Fatima. La giovanissima aveva girato attorno allo stabilimento: tutto apparentemente semplice, marce da inserire e scalare, qualche curva. Fino a quell’ultima, che precede i quattro contenitori allineati sul fianco di un capannone quel giorno rimasto deserto.

Il silos ribaltato

"Normale che uno si rovesci se una delle ‘gambe’ viene colpita", è il parere di un allevatore della zona che chiede l’anonimato e non crede a un problema strutturale. Decisivo, dunque, sarebbe stato l’impatto con la Zafira. Un errore al volante che ha distrutto un’intera famiglia.