
L’associazione ha dedicato il ’Festincontro’ anche alla situazione palestinese. Il presidente diocesano Ponti: "Saltate un pasto e donate ciò che risparmiate".
Per l’Azione Cattolica diocesana questa è la settimana del Festincontro, a chiusura dell’anno associativo, nel quale l’AC stessa organizza eventi, incontri, momenti di preghiera e di riflessione. Il Festincontro si chiuderà sabato con la messa delle 18.30 alla parrocchia di San Giuseppe Artigiano, funzione che fungerà anche da punto di incontro per una particolare iniziativa che il presidente diocesano di AC, Fabrizio Ponti, ha chiesto a tutti gli associati.
"Vogliamo tenere viva l’attenzione sulla situazione di Gaza – spiega proprio Ponti –, e durante questa settimana abbiamo pensato a tre azioni". La prima, un minuto di raccoglimento e preghiera quotidiano, alle 18, per ricordare chi soffre e per chiedere che l’emergenza si risolva. Poi la diffusione tramite i canali social associativi di contenuti e spunti di riflessione per sensibilizzare sulla questione, e la terza di vivere un momento di rinuncia durante la settimana, saltando un pasto. "Saltare un pasto è un piccolo gesto – continua il presidente di AC –, non paragonabile alla sofferenza che si sta vivendo in quelle terre, ma che obbliga ad una riflessione. Vorremmo cercare di essere anche materialmente più vicino". Anche economicamente. "Il raccogliere quanto si è risparmiato è anche il modo per rendere generativo il gesto compiuto, cercando di essere utili in una situazione difficilissima".
Per arrivare a Gaza saranno tentati tre possibili canali: il primo tramite il Comitato per la lotta contro la fame nel mondo, il secondo attraverso la Caritas Diocesana e l’ultimo attraverso un contatto personale del vescovo Livio Corazza. "Il Comitato ha recentemente instaurato un contatto con HuDA (Human Developmental Association) un’associazione con sede a al-Qarara, nel sud della Striscia di Gaza, all’interno del distretto di Khan Younis", dove si occupa di sostegno educativo e psico-sociale a favore di bambini e giovani nei campi profughi ma anche di aiuti diretti, come cibo, kit sanitari e materiale scolastico. "Il presidente del Comitato, Davide Rosetti, mi ha spiegato che si possono inviare solo aiuti economici, che comunque subiranno tantissimi controlli per essere certi che non finiscano nelle mani sbagliate".
Il secondo canale percorribile è invece tramite la Caritas diocesana, "che invierà i soldi a Roma e, tramite Caritas International, tenterà di raggiungere la parte nord della Striscia, partendo dal Libano, trasportando beni e materiali per la popolazione. Cercheremo di testare entrambi i canali". La terza via, che al momento pare la più difficile, è quella che porta direttamente al parroco di Gaza. "Ma c’è controllo su tutto ed è difficile fare entrare qualsiasi cosa, anche tramite bonifico. Il contatto è diretto di mons. Corazza, ma in questo momento è il più difficile dei tre da perseguire".
Intanto a Forlì si cercherà di sensibilizzare il più possibile sul tema. "Nessuno di noi sa effettivamente come funziona lì dentro – conclude Ponti –. L’obiettivo primario quindi, oltre la raccolta fondi, è un modo per concretizzare l’attenzione nei confronti del dramma in quelle terre. Anche attraverso piccoli gesti, preghiere, spunti di riflessione o approfondimenti. Perché solo tenendo alto il livello di guardia si può chiedere di terminare al più presto le violenze in atto".