Unieuro, gli azionisti alla prova dell’Opa. L’offerta fa discutere. Ma restare è un rebus

Da domani al 25 ottobre chi ha quote può cederle al colosso dell’elettronica Fnac Darty. Cifra definita congrua, ma bassa

Unieuro, gli azionisti alla prova dell’Opa. L’offerta fa discutere. Ma restare è un rebus

Da domani al 25 ottobre chi ha quote può cederle al colosso dell’elettronica Fnac Darty. Cifra definita congrua, ma bassa

Parte del cda di Unieuro (5 su 11, con un astenuto) ritiene che l’offerta dei francesi di Fnac Darty non sia congrua: 9 euro per ogni azione Unieuro più un’azione dei francesi ogni 10, del valore di circa 30 euro. Significa quasi 12 euro potenziali per ognuno dei titoli del colosso forlivese: questa la mossa con cui, da lunedì, i transalpini cercheranno di dare la scalata a palazzo Hercolani partendo dal loro 4,4%. Sembra scontata l’adesione dei loro connazionali Iliad (12%, la fetta più grossa dell’intera società) e Amundi (5%).

Nonostante il parere di alcuni consiglieri d’amministrazione (l’ad Giancarlo Nicosanti è contrario, ma il presidente Stefano Meloni è favorevole), saranno gli azionisti a decidere il futuro di Unieuro. E questo dipende dalle quote che passeranno di mano. Nei documenti dell’offerta il concetto ricorre con la definizione di ‘soglia minima’. Che, a dispetto del nome, è il 90%. Tuttavia, non è vincolante: Fnac Darty può assumere il controllo dell’ex MarcoPolo anche con meno.

Primo scenario: superando il 95%, chi ha resistito sarebbe obbligato a cedere le proprie quote (venendo ovviamente remunerato); situazione che non si verificherebbe tra il 90 e il 95%. Ma, avverte anche il cda di Unieuro, "con difficoltà a liquidare il proprio investimento", perché i titoli non sarebbero più sul mercato. Con i francesi al timone, infatti, scatterebbe l’operazione delisting: via dalla Borsa. Con la conseguenza di quote non più appetibili: scarsità di potenziali acquirenti, nessun reale potere decisionale ed eventuali offerte realisticamente più basse.

È su questo passaggio che si gioca tutto: presumibilmente, domani tutti temporeggeranno. Per vendere c’è tempo fino al 25 ottobre (c’è anche l’ipotesi di una proroga). Se anche molti fossero scontenti del prezzo – "offerta congrua ma bassa", ha sintetizzato anche l’advisor finanziario Equity –, nessuno vorrà restare col cerino in mano. Tra gli azionisti c’è anche la famiglia Silvestrini, con il fondatore forlivese Giuseppe (ex presidente) e la sorella Maria Grazia: la loro holding ha attualmente il 6%.

E se Fnac Darty (insieme al veicolo d’investimento Ruby Equity) restasse sotto la ‘soglia minima’? Potrebbe anche rinunciare all’Opa, restituendo tutte le quote appena acquisite. Oppure completare ugualmente l’operazione: di certo, la situazione sarebbe più complessa e lunga. Gli esperti dicono che si potrebbe portare a termine ugualmente l’addio a Piazza Affari.

Tra le numerose opzioni teoriche, si fa riferimento anche a una possibile fusione tra Unieuro e un’altra società della galassia di Daniel Kretinsky, il miliardario ceco regista dell’operazione, già capace di scalare Royal Mail, il quotidiano Le Monde e di entrare nel club di calcio inglese del West Ham (detiene il 27%). Su questo scenario, il cda – tutto, stavolta – ha scritto che avrebbe preferito maggiori chiarimenti. È ciò che temono anche i sindacati: che dopo le rassicurazioni a breve termine, la nuova proprietà assuma decisioni dirompenti sui dipendenti e sulla sede forlivese. Un’eventualità forse remota, ma non esclusa.