
All’alba di un nuovo anno scolastico, ieri mattina in piazza Ordelaffi davanti alla Prefettura si è tenuta la manifestazione di protesta lanciata dal personale di inclusione scolastica insieme alla Cgil settore Funzione Pubblica. Circa cinquanta le persone presenti al presidio, tutti educatori professionali impiegati in cooperative sociali del territorio, per chiedere a gran voce: un lavoro stabile, una retribuzione adeguata e il riconoscimento delle loro competenze.
"Il nostro ruolo è fondamentale per dare una certa continuità assistenziale ai bambini con disabilità – spiega Elisa Giardini, educatrice della cooperativa ‘In Cammino’ di Forlì –. Io lavoro su tre scuole: all’Istituto Tecnico Marconi e nelle due sedi della scuola secondaria di primo grado Maroncelli a Forlì per un totale di 33 ore, questa articolazione mi obbliga a spostarmi continuamente per arrivare al mio monte ore e se il bambino è assente non percepiamo la retribuzione. Stessa cosa succede nei tre mesi di pausa estiva, viene definita ‘sospensione’ e quindi non abbiamo diritto alla disoccupazione".
I manifestanti segnalano condizioni lavorative precarie anche per coloro che lavorano a tempo indeterminato perché la regolamentazione di tale figura non è equiparata a quella degli insegnanti di sostegno; lo conferma Filippo Montanari, educatore della cooperativa Universiis negli istituti Macrelli-Versari e per Geometri di Cesena: "Vogliamo che la nostra figura sia riconosciuta, abbiamo una laurea specifica e anni di esperienza ma spesso siamo il rimorchio dei colleghi di sostegno; a volte veniamo trattati come insegnanti di serie b ma il nostro ruolo è trasversale, mette in collegamento i bisogni della famiglia con quelli della scuola. La situazione è peggiorata nella misura in cui ogni anno vengono tagliate le risorse per la disabilità, perché spesso non viene vista come una risorsa ma come un intralcio".
Non vengono poste solo le competenze sul piatto della bilancia, ma anche il prendersi cura di questi ragazzi: "Il rapporto che si stringe con questi studenti è di fiducia – spiega Giardini –, siamo il punto di riferimento delle famiglie. Il nostro ruolo è quello di proteggere il loro benessere emotivo".
I lavoratori sono occupati all’interno di appalti pubblici gestiti quasi esclusivamente dalle cooperative sociali, spesso hanno contratti a tempo parziale ciclico senza stabilità, facendo venire meno la continuità assistenziale allo studente. Esistono disegni di legge presentati nelle commissioni delle camere parlamentari per ottenere l’internalizzazione del personale operante nelle scuole, in modo da assicurarne il giusto inquadramento professionale e una vera integrazione dell’educatore all’interno del grande meccanismo scuola che non venga percepito come un soggetto esterno.