Electrolux, in esubero quasi 100 lavoratori a Forlì

Il gruppo degli elettromestici ha annunciato un piano di tagli: a Forlì 77 operai e 19 impiegati. Si tratta di contrattisti a termine

Un’operaio metalmeccanico della multinazionale al lavoro

Un’operaio metalmeccanico della multinazionale al lavoro

Il gruppo Electrolux ha annunciato ieri 222 esuberi in Italia; di questi, 77 operai e 19 impiegati lavorano nello stabilimento forlivese di Villanova. Gli altri dipendenti in predicato di perdere il posto sono indicati nelle unità produttiva di Porcia, in Friuli (40 impiegati e 36 operai), a Susegana, in Veneto (25 ’colletti bianchi’) e a Solaro, nel Milanese (altri 10 impiegati).

Il gruppo ha presentato questo piano di tagli ieri, nel corso di un incontro coi sindacati, annunciando nel contempo un piano di investimenti negli stabilimenti italiani di circa 102 milioni per ammodernare le linee produttive. Il calo della domanda investe un po’ tutti i siti produttivi: Forlì chiuderà il 2022 avendo prodotto 1 milione e 570 pezzi, ma per l’anno prossimo se ne prevedono anche meno: 1 milione e 450 mila.

L’operazione di ’dimagrimento’ voluta dal gruppo multinazionale che produce elettrodomestici (forni e piani cottura, nel caso di Forlì, dove lavorano quasi 1200 persone) dovrebbe concudersi entro i primi tre mesi del prossimo anno, e prevede per i dipendenti che perderanno il posto l’utilizzo della Naspi – l’indennità mensile di disoccupazione – incentivata. È comunque in corso una trattativa fra i dirigenti Electrolux e le rappresentanze sindacali nei singoli stabilimenti.

Le voci di esuberi in vista trapelavano già da alcune settimane e le sigle sindacali erano già in allarme. Anche anni fa, in una congiuntura economica diversa, lo stabilimento era finito al centro di un piano di tagli, poi parzialmente rientrato.

Il problema pare sia collegato all’invasione russa in Ucraina e al conflitto che dura da oltre mesi. Sul mercato russo venivano venduti oltre 180 mila pezzi all’anno, dei quasi 2 milioni prodotti a Forlì, quasi il 10%. Ma le ripercussioni sono ancora più vaste: dallo scoppio della guerra tutta l’Europa dell’Est ha ridotto le importazioni di lavatrici, piani cottura e altri elettrodomestici. Ciò aveva già portato nei mesi scorsi a un ampio utilizzo della cassa integrazione.

Il clima d’incertezza però è proseguito e ora l’annuncio mette in forte preoccupazione molti lavoratori, lavoratrici con le loro famiglie.

"Questo quadro non consentirà stabilizzazioni dei lavoratori attualmente con contratto temporaneo, salvo specifiche assunzioni per particolari profili e comporterà la necessità di cassa integrazione – sostiene Gianluca Ficco, responsabile nazionale settore elettrodomestici della Uilm-Uil – . Di positivo c’è che la direzione aziendale ha dichiarato di non voler procedere ad atti unilaterali e come sindacati abbiamo già detto di poter condividere percorsi di uscita incentivati esclusivamente volontari e ammortizzatori sociali conservativi".