
Oltre trenta rider del comprensorio forlivese, hanno interrotto il servizio dalle 19 a mezzanotte sabato sera (Frasca)
Forlì, 20 gennaio 2025 – Sabato sera, oltre trenta rider del comprensorio forlivese, che rappresentano la maggior parte dei lavoratori delle principali piattaforme di consegna in città (sono circa una cinquantina), hanno interrotto il servizio dalle 19 a mezzanotte, ritrovandosi per protestare. “Abbiamo deciso di fermarci perché le tariffe sono progressivamente diminuite dal periodo del Covid in poi, mentre il costo della vita continua a salire”, spiega Roberto (nome di fantasia per tutelarne l’identità), corriere con diversi anni di esperienza a Forlì.
La protesta, organizzata spontaneamente, si inserisce nel solco delle tante mobilitazioni già avvenute in altre città italiane. “Non abbiamo un sindacato di riferimento, ma l’adesione è stata massiccia, solo pochi colleghi non hanno partecipato”.
Le condizioni di lavoro denunciate dai corrieri sono sempre più difficili: i compensi sono a cottimo e si aggirano attorno ai 3 euro lordi per ordine.
A ciò si aggiunge l’aumento dell’area di consegna, che comprende zone come Forlimpopoli, Santa Maria Nuova e Villagrappa e un incremento dei locali che si appoggiano alle App più famose per le consegne a domicilio. “Il chilometraggio viene calcolato in modo poco chiaro e spesso non corrisponde alla reale distanza percorsa”, sottolinea Roberto.
Un altro aspetto contestato è la gestione degli account sulle piattaforme, regolata da complicati algoritmi considerati poco trasparenti: “Per lavorare bisogna prenotare degli slot orari, alcuni sono più remunerativi di altri, quindi, scatta la corsa ad aggiudicarsi le fasce migliori, ma l’accesso è subordinato a un punteggio, da 1 a 5, basato sulla continuità e sul numero di consegne effettuate il giorno precedente. Se ti fermi o rifiuti un ordine, vieni declassato e finisci in fondo alla lista. Il calcolo è arbitrario e non esistono criteri chiari”.
La mancanza di un contatto diretto con il datore di lavoro complica ulteriormente la situazione: “C’è solo una mail per le richieste, ma spesso non riceviamo risposte. Con alcune piattaforme dobbiamo persino anticipare l’importo dell’ordine al ristorante, e la gestione dei pagamenti in contanti ricade su di noi con conteggi a compensazione in fattura che destano molti dubbi”.
Nonostante le condizioni di lavoro precarie e con poche tutele, il lavoro di rider continua ad attrarre persone in cerca di un’entrata aggiuntiva a fine mese. “L’età dei lavoratori varia dai giovanissimi di 17 anni ai pensionati. La maggioranza è straniera, ma ci sono anche italiani, alcune donne e padri di famiglia con partita Iva, che cercano di portare a casa uno stipendio dignitoso”, conclude amareggiato Roberto.