Forlì, 9 aprile 2014 - Nessun cenno alla politica (militante o di apparato), al Pd, al governatore Vasco Errani che in questi anni ha tanto punzecchiato o a chi per lui. È tecnico e focalizzato sul (mal) funzionamento della macchina comunale l’ultimo discorso di Roberto Balzani- il sindaco di Forli’ che prima di Natale ha annunciato il gran rifiuto alla corsa per il secondo mandato in polemica col ‘vecchio sistema’ regionale- oggi pomeriggio in Consiglio comunale.

Nel suo intervento Balzani non rinuncia alle emozioni (in particolare quando cita il suo assessore Katia Zattoni, scomparsa lo scorso ottobre) ma piu’ che altro parla di regole municipali da cambiare per meglio rispondere alle istanze, crescenti, dei cittadini.

Se “talvolta mi sono sentito un po’ distante dai rituali della politica assembleare, che trovo eccessivamente farraginosa e inadatta ai tempi veloci in cui viviamo”, allo stesso tempo in Comune “ho imparato tanto, e ve ne sono grato”, si rivolge il sindaco ai consiglieri. Un chiodo fisso di Balzani e’, ora, quello di tornare a tutti gli effetti professore dell’Alma Mater: “I nostri sistemi di rilevazione o di strutturazione dell’efficacia delle azioni” amministrative “sono ancora molto primitivi. Non abbiamo osservatori o uffici studi in grado di prevedere non solo i tempi di realizzazione di una politica, ma anche i suoi effetti. Ecco, da professore- puntualizza il sindaco uscente- mi dedichero’ a questo, tornato alle mie discipline”.

Sono due secondo Balzani, che non a caso segnala la recente unione dei Comuni della Romagna forlivese come esempio di governo locale al passo coi tempi, i problemi da risolvere per avvicinare tra loro nei municipi giunta e Consiglio: “Il primo riguarda le delibere da votare in Consiglio, spesso troppo specifiche per consentire una reale delibazione della materia. E qui si tratta di mettere mano alla normativa che regola le funzioni politiche rispetto a quelle gestionali”.

Il secondo problema “interpella invece la politicita’ dei consigli, cioe’ la loro capacita’ di rappresentare non gia’ partiti, o gruppi, o fazioni, ma un’idea di cittadinanza e di spazio urbano. E’ chiaro che, finche’ il modello sara’ quello offerto dalla retorica della forma-partito tradizionale- tira le somme Balzani- il Consiglio comunale difficilmente riuscira’ a pesare di piu’, a contare di piu’”.

(Dire)