Nella storia del pugilato forlivese esiste un file rouge che lega due decenni attraverso le imprese di due personaggi che seppero infiammare l’entusiasmo dei tifosi. Nel 1953 al teatro Esperia di Forlì Widmer Milandri riconquistava il titolo italiano dei professionisti pesi medi, battendo il romano D’Ottavio. Nel 1962 invece ai Campionati italiani assoluti, a Modena, Pietro Vargellini si cingeva del tricolore pesi leggeri battendo in finale il piemontese Bettoni. Al suo rientro a Forlì la redazione del Resto del Carlino, Il dirigente Fpi Bruno Boari e l’avvocato Giuseppe Ambrosini, prima direttore de La Stampa e poi della Gazzetta dello Sport, lo premiarono al Club del Motore in una serata affollatissima.
Se ‘Il Leone di Romagna’ Milandri è stato uno degli atleti forlivesi più famosi in tutta la penisola (citazione testuale datata 1954 da ‘La Boxe nel Mondo’), con la nomea di guerriero indomito, Pietro Vargellini nato nel 1944 rappresentava invece l’astuzia, il ritmo, la precisione.
Vargellini esordì nel professionismo nel 1965 vincendo 12 incontri di seguito e cedendo solo a un ‘certo’ Bruno Arcari nel 1967 in un match valido per il tricolore dei superleggeri. Nato e cresciuto nella Boxe Forlì e allenato da Neri e Bernardini, mantenne l’ammirazione dei forlivesi per molti decenni, anche dopo aver lasciato la boxe nel ’72. Netturbino del Comune, era cordiale, disponibile e quando raccontava la sua storia accendeva una curiosità contagiosa.
Pietro ci ha lasciati a 78 anni nei giorni scorsi. Da tempo non stava bene e nel suo ultimo viaggio, come da suo desiderio, è stato accompagnato solo dai suoi cari. Soltanto ieri è stato affisso il manifesto funebre. Lascia la moglie Giovanna e il figlio Emanuele.
Flavio Dell’Amore