di Simone Casadei
Sciolto il nodo legato alla disponibilità del Palafiera, la Pallacanestro 2.015 può ora a tutti gli effetti dedicare mente e corpo alla serie contro Udine. Venerdì prenderà infatti il via la semifinale playoff, un traguardo che Forlì non tagliava in seconda serie da ben 28 anni. Un risultato prestigioso, con vista sulla finale promozione: ora l’asticella inevitabilmente si alzerà. Ad attendere gli uomini di Antimo Martino c’è infatti una Old Wild West costruita per compiere il salto in massima serie, obiettivo ripetutamente fallito nel corso degli ultimi anni. Solo il campo dirà se le velleità friulane meritano, questa volta, di essere premiate. Di certo, il cammino in stagione è stato a dir poco accidentato.
Nel corso del girone Rosso, infatti, i bianconeri non hanno saputo trovare continuità di prestazione e quindi di risultati. Non sono mai stati realmente in corsa per le primissime posizione del raggruppamento, venendo ben presto staccati dal trio di testa (Forlì, Cento e Pistoia) e risucchiati nelle posizioni di rincalzo. Chiudendo così al quarto posto, staccata addirittura di ben 12 lunghezze dalla capolista Unieuro, che li ha battuti sia nel match di andata che in quello di ritorno. È poi andata meglio nel girone Blu della seconda fase (quattro vittorie in sei partite), terminato al secondo posto con conseguente qualificazione al tabellone Oro dei playoff e incrocio ‘fratricida’ al primo turno con Cividale. Superata non senza difficoltà per 3-2, dopo aver aggirato un’insidiosissima gara5.
Ciononostante, Udine è un’autentica corazzata, ricca di nomi altisonanti e di livello. La differenza con l’Unieuro è tutta qui. Da una parte, una squadra, quella romagnola, che fa della forza del collettivo, di un gruppo oliato alla perfezione, il proprio punto di forza. Ciò che li ha condotti al top nell’intero percorso della regular season. Dall’altra, un roster fisico, ricchissimo di talento assortito, in ogni ruolo, che però non sempre si è amalgamato nella maniera corretta. Non a caso nel corso della stagione è stato profondamente rinnovato, implementando nuove risorse utili nella corsa promozione. Anche in questo caso, il contrario di ciò che è avvenuto a Forlì, che ha optato per la strada della continuità tecnica, guidando in un percorso di evidente crescita nel corso dell’anno giocatori che per la prima volta si affacciano ai massimi livelli.
I friulani, in prima battuta, hanno cercato di dare una scossa cambiando guida. A fine dicembre, infatti, l’Old Wild West ha esonerato Matteo Boniciolli, sostituito dal 27enne vice Carlo Finetti, affiancato poi dallo scorso marzo dallo scafato Giancarlo Sacco. Tanti cambi, poi, anche nel roster, a cominciare dagli stranieri: fuori Sherrill, dentro prima dei playoff Emanuel Terry da Trieste. In questo modo si è peraltro cambiato assetto, inserendo forze fresche sotto canestro e accorciando le rotazioni degli esterni. Anche perché in quel reparto, nei mesi precedenti, era arrivato niente di meno che Alessandro Gentile (ex della Nazionale). Prima ancora, inoltre, erano stati ‘scaricati’ Mussini e Mian, inserendo Diego Monaldi (‘man of the match’ di gara5 contro Cividale) da Scafati. Una girandola di cambi, che più diversi non potrebbero essere rispetto alla filosofia di Forlì. Che spera di aver avuto ragione.