ArchivePresidente della Repubblica, chi sale e chi scende: Draghi congelato, la carta Casini

Presidente della Repubblica, chi sale e chi scende: Draghi congelato, la carta Casini

L'obiettivo di Salvini è Casellati. Oggi il vertice tra le coalizioni. In caso di mancato accordo e conta in aula cadrebbe il governo

Roma, 26 gennaio 2022 - "Abbiate pazienza", raccomanda il leghista Giancarlo Giorgetti. Dopo le schermaglie, ragiona il numero due del Carroccio, viene fuori il nome giusto. Il tempo stringe, e la partita vera comincia oggi, quando centrodestra e centrosinistra cercheranno di arrivare a una stretta prima della quarta votazione. Forse andrà come chiede Enrico Letta: bisogna buttare la chiave del conclave e uscire solo quando abbiamo una soluzione. Forse invece il tentativo di dialogo si snoderà attraverso la classica raffica di colloqui, incontri e vertici. Ma di fatto si capirà se le forze di maggioranza possono arrivare a un punto di incontro di quelli che non soddisfano in pieno nessuno, ma che non si lasciano dietro troppi morti e feriti, oppure se si arriverà a uno scontro frontale. In questo caso a essere travolti sarebbero anche governo, maggioranza e legislatura.

Elezione presidente della Repubblica: la diretta della quarta votazione

La scelta spetta a Salvini: la rosa di nomi, destinati a non essere eletti, presentata ieri (Pera, Moratti, Nordio) era evidentemente interlocutoria, malgrado il fucile imbracciato dopo la richiesta di vertice della sinistra ("niente veti, sono candidature di spessore"). Preparava il tavolo per la carta che la destra giocherà oggi: accordo oppure guerra con la controparte.

Convitato di pietra Mario Draghi: un nuovo giro di telefonate con i leader non ha portato novità. Per il momento resta fuori dai radar: continua invece a circolare la voce che, se non sale al Colle, è determinato a restare al governo solo con alcuni candidati. Forte cioè il rischio di perderlo sia a Chigi sia al Quirinale. Se Salvini deciderà di cercare l’accordo, punterà probabilmente su Pier Ferdinando Casini.

Il candidato centrista è stato spinto ieri per la prima volta apertamente con determinazione sia da Renzi che da alcune aree del Pd, in particolare quelle che fanno capo a Franceschini e Lotti, con l’intenzione di forzare la mano al segretario. Nessun bisogno di esercitare pressioni su Conte che, a parte il premier, è pronto ad accordarsi quasi su chiunque altro. Ma decide la destra: Forza Italia è orientata favorevolmente, Fd’I è contraria, la Lega è incerta. A parte il suo, altri nomi al momento non sono spuntati. Anche se non è mai troppo tardi. Dall’intesa Salvini uscirebbe bene essendosi imposto come regista di una manovra che ha portato in breve a superare uno scoglio pericoloso e potrebbe rivendicare l’accelerazione impressa con la rosa della destra.

Il leader della Lega potrebbe però puntare i piedi sulla vera candidatura, quella di Elisabetta Casellati, che è stata tolta all’ultimo momento dalla rosa – al pari di Antonio Tajani (FI) – proprio per non bruciarla. Se insisterà su quel nome, come molti nella coalizione gli chiedono, rivendicandone il carattere istituzionale in quanto presidente del Senato, la conta domani o al più tardi dopodomani quando il quorum sarà del 51% sarà inevitabile. Pallottoliere alla mano, al centrodestra mancano i numeri: possono però contare sui 39 voti andati ieri a Paolo Maddalena, forse su alcuni dei voti in libertà sparsi nei gruppi misti e soprattutto sperano in un sostegno magari non dichiarato da parte di M5s.

Giochi aperti: la sconfitta della presidente del Senatoè tutt’altro che certa. Per Salvini sarebbe una vittoria schiacciante, anche se il prezzo sarebbe la fine del governo – nel vertice di ieri Letta l’ha detto chiaramente agli alleati – l’esplosione della maggioranza e lo scioglimento della legislatura. La sconfitta però sarebbe di portata altrettanto travolgente. Il leader leghista ne uscirebbe demolito e perderebbe le redini della coalizione. Le sole strade aperte a quel punto sarebbero quelle su cui punta dall’inizio Enrico Letta e che al momento sono in fondo al listino delle quotazioni, ma tutt’altro che cancellate: la resurrezione dell’opzione Draghi e ancora più probabilmente il lungo corteo sul Colle per invocare un ripensamento di Sergio Mattarella che a questo punto sicuramente avrebbe la riconferma.