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di VALERIO BARONCINI

e GILBERTO DONDI
LE MINACCE di morte all’arcivescovo Carlo Caffarra turbano la città e vengono tenute nella massima considerazione dagli inquirenti. Il procuratore capo in persona, Roberto Alfonso, ha aperto un’inchiesta per minacce gravi e aggravate dall’odio religioso, affidando poi il fascicolo al pm Enrico Cieri, magistrato del pool antiterrorismo e istituzioni. L’aggravante è stata ipotizzata perché il cardinale è una figura istituzionale, che fa parte della Conferenza episcopale italiana e rappresenta un simbolo religioso. Gli investigatori sono già al lavoro per svolgere tutti gli accertamenti del caso e non escludono di poter risalire all’autore delle minacce.
INTANTO, la Questura ieri ha chiarito i tempi e le modalità della telefonata minatoria. Martedì, alle 19,29, un uomo ha chiamato la centrale operativa del 113 (non l’utenza privata di Caffarra) dicendo, con voce concitata, in italiano e senza particolari inflessioni dialettali: «Uccideremo il cardinale Caffarra».
La Questura ha immediatamente effettuato il blocco della linea, riuscendo a risalire alla provenienza: una cabina pubblica di via Murri, nelle vicinanze del civico 1. La Digos e alcune volanti hanno subito perlustrato la zona, ma non c’era più nessuno sul posto. Per gli inquirenti, l’autore della telefonata ha circa 40-45 anni.
La Questura ieri ha aggiunto che nel dicembre 2009 era arrivata al 113 (sempre da una cabina) una telefonata anonima analoga, contenente minacce nei confronti di Caffarra. Ora la Digos e i tecnici stanno svolgendo gli accertamenti necessari per verificare se la voce del 2009 è quella di martedì scorso sono della stessa persona. Non si esclude nulla, a partire dall’ipotesi del mitomane.
L’INQUIENTANTE episodio ha turbato molti in città, ma non il diretto interessato. «L’arcivescovo è sereno», fa sapere il suo portavoce, Adriano Guarnieri. Nulla cambia nella vita di Caffarra: «La sua agenda non subirà variazioni — aggiunge —, continuerà a fare quello che deve fare per il suo ruolo, secondo l’elenco degli appuntamenti. Il problema della sua sicurezza riguarda le autorità preposte». Caffarra nei prossimi giorni effettuerà alcune visite pastorali. La vigilanza, specie negli appuntamenti pubblici, sarà rafforzata, ma in via Altabella non si drammatizza questa novità. Certo, in Curia non si nasconde che le minacce sono un fatto «molto spiacevole», ma è anche vero che situazioni simili «non sono nuove nella storia della Chiesa». Sovente, peraltro, arrivano lettere e mail ingiuriose, come avviene per quasi tutte le istituzioni. Dunque, «se il Cardinale volesse tranquillizzare quanti sono in ansia per lui, direbbe — conclude Guarnieri — che il mestiere che fa lo vaccina, la sua fede lo vaccina. E del resto anche Gesù ha detto che dopo di lui altri sarebbero stati perseguitati».