2011-01-27
di ENRICO BARBETTI
CHE LE COSCHE calabresi fossero arrivate a mettere radici sotto le Due Torri era già chiaro ma un’ulteriore conferma è giunta ieri con l’arresto in provincia di tre persone ritenute vicine al clan Mancuso di Limbadi, due delle quali già note sia alle cronache che alle forze dell’ordine, ritenute coinvolte in un colossale traffico di cocaina direttamente dalla Colombia. Gli arrestati sono Francesco Ventrici, 38 anni, di San Calogero e residente a Ozzano, sua moglie Alba Mercuri, e Vincenzo Barbieri, 54 anni, di Limbadi, residente a Bologna in un superattico in zona Saffi. Entrambi gli uomini erano già finiti in cella ed erano sottoposti a misure restrittive, tra cui l’obbligo di presentazione alla pg e l’obbligo di restare nella propria abitazione dalle 3 alle 6 del mattino. Barbieri, al momento dell’esecuzione della misura da parte dei carabinieri della sezione anticrimine del Ros e dell’arma locale, è stato colto da un malore ed è stato ricoverato al Sant’Orsola, piantonato dai militari. Una quarta persona, residente in provincia, non è stata rintracciata e risulta latitante.
LE ORDINANZE di custodia, firmate dal gip Tiziana Macrì su richiesta dei pm Salvatore Curcio e Paolo Petrolo della Dda di Catanzaro, sono in totale 27, 13 delle quali eseguite all’estero: in Colombia, Venezuela, Brasile e Spagna. L’operazione è il terzo troncone della celeberrima indagine Decollo, che esplose nel gennaio del 2004 con 154 catture per narcotraffico internazionale e portò al sequestro di 5 tonnellate di cocaina. La droga arrivava in Italia dal Sudamerica con vari sistemi, tra cui l’inserimento di tubi all’interno di blocchi di marmo sbarcati nel porto di Gioia Tauro. Per gli arrestati di ieri sono scattate le accuse di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, estorsione, intestazione fittizia di beni e reimpiego di capitali illeciti, con l’aggravante mafiosa. Le grandi spedizioni di stupefacente degli anni 2003-2004 sono state successivamente ricostruite con maggiori dettagli dal Ros nella prosecuzione delle indagini, permettendo alla procura le nuove contestazioni anche in materia di riciclaggio dei capitali illeciti. Francesco Ventrici detto Muto era già finito in manette con la prima tranche dell’inchiesta. Nel gennaio del 2005 gli furono sequestrati su ordine della Procura di Vibo Valentia beni per 1,5 milioni di euro: quattro auto, nove semirimorchi nove motrici per autotreni, tre autocarri, un terreno e la società di trasporti ‘La Ventrans’, che aveva sede in via della Tecnica a San Lazzaro. Da allora Ventrici non è rimasto con le mani in mano e ieri sono stati messi i sigilli ad altre tre aziende, che secondo gli investigatori sono riconducibili al suo gruppo: la Vm Trans, con sede a Catanzaro, la ditta edile M5 di San Calogero, nel Vibonese, e la Union Frigo, che ha la sede legale a Catanzaro e una filiale a Castel San Pietro. Risulta residente a Castel San Pietro ma è stato catturato in Calabria un altro indagato, Giuseppe Mercuri di 33 anni.
LA MOGLIE di Ventrici Alba Mercuri, sorella di Giuseppe, è accusata solamente di intestazione fittizia di beni mentre il Muto condivide i reati più gravi con Barbieri, ritenuto da tempo il ‘consulente’ capace di fornire ai clan calabresi il contatto diretto con i produttori sudamericani. Per la Dda il clan Mancuso lavorava in joint venture con le strutture paramilitari narcoterroristiche colombiane denominate Autodefensas Unidas de Colombia. Il ‘manager’ era finito in manette il 26 giugno del 2009: gli uomini della squadra mobile coordinati dal pm Elisabetta Melotti trovarono nel suo attico 118mila euro e in garage una fiammante Maserati 4.7 intestata a un’altra persona. Barbieri venne arrestato per un reato finanziario, il trasferimento illecito di valori. Nella stessa notte tornò in cella Carmelo Bellocco, il boss di Rosarno che era uscito dalla Dozza trovando lavoro in una ditta ortofrutticola del Caab, gestita da un suo compaesano. Com’è piccolo il mondo per i clan.