{{IMG}} 2011-03-27
di FEDERICA ANDOLFI
CHIAMARLI bestie sarebbe unoffesa per il mondo animale. Qualsiasi religione condannerebbe un gesto simile. Lamata lapide dedicata a Giovanni Paolo II è stata sporcata con ciò che rappresenta lessenza di chi ha compiuto il gesto. Escrementi umani. Unoffesa alluomo, al Papa, alla cittadinanza.
Lautore ha portato a termine il suo progetto meschino laltra notte. Niente di improvvisato. Ha portato con sé un pennello (poi ritrovato dalla polizia). Come unarma contro la sensibilità dei fedeli, lo ha usato per imbrattare quanta più superficie possibile di quel monumento che rappresenta il ricordo di una giornata storica per la comunità imolese.
La lapide è intitolata alla visita di papa Wojtyla: sono passati 25 anni, ma nessuno ha dimenticato le sue parole. Il suo sguardo. Era il 9 maggio 1986.
Gli addetti alla pulizia, inviati dal Comune, sono intervenuti nella prima mattinata. Hanno cancellato la macchia dalla lapide ma non dalla coscienza del vile artefice.
I MISERABILI andarono in scena già sei anni fa. I vandali del 2005 vergarono una «A» con una bomboletta spray rossa aggiungendo con un carattere più piccolo, la scritta «Via la piovra vaticana da questa città». La lettera cerchiata richiamava il simbolo anarchico. Ma allepoca loltraggio alla targa, posta accanto alla Rocca Sforzesca, fu corredato da una frase offensiva diretta alla Chiesa.
Il gesto dellaltra notte non ha colpito solo la comunità dei fedeli, ma la dignità di tutti gli uomini. Che loffesa sia datata 2011 o 2005 la certezza è che solo una mano ignobile può essere capace di tanto. Forse la stessa infida mano.
Il rispetto che non cè ha colpito Imola altre volte. Sempre nel 2005 era stato distrutto con un bastone il cippo di via Zambianchi che ricorda la strage dell11 settembre.
Nello stesso anno, ancora un atto vandalico. Questa volta contro la lapide in marmo del parco giardino di via Villa Clelia, intitolata al ricordo delle Vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Fu spezzata in due parti.
di FEDERICA ANDOLFI
CHIAMARLI bestie sarebbe unoffesa per il mondo animale. Qualsiasi religione condannerebbe un gesto simile. Lamata lapide dedicata a Giovanni Paolo II è stata sporcata con ciò che rappresenta lessenza di chi ha compiuto il gesto. Escrementi umani. Unoffesa alluomo, al Papa, alla cittadinanza.
Lautore ha portato a termine il suo progetto meschino laltra notte. Niente di improvvisato. Ha portato con sé un pennello (poi ritrovato dalla polizia). Come unarma contro la sensibilità dei fedeli, lo ha usato per imbrattare quanta più superficie possibile di quel monumento che rappresenta il ricordo di una giornata storica per la comunità imolese.
La lapide è intitolata alla visita di papa Wojtyla: sono passati 25 anni, ma nessuno ha dimenticato le sue parole. Il suo sguardo. Era il 9 maggio 1986.
Gli addetti alla pulizia, inviati dal Comune, sono intervenuti nella prima mattinata. Hanno cancellato la macchia dalla lapide ma non dalla coscienza del vile artefice.
I MISERABILI andarono in scena già sei anni fa. I vandali del 2005 vergarono una «A» con una bomboletta spray rossa aggiungendo con un carattere più piccolo, la scritta «Via la piovra vaticana da questa città». La lettera cerchiata richiamava il simbolo anarchico. Ma allepoca loltraggio alla targa, posta accanto alla Rocca Sforzesca, fu corredato da una frase offensiva diretta alla Chiesa.
Il gesto dellaltra notte non ha colpito solo la comunità dei fedeli, ma la dignità di tutti gli uomini. Che loffesa sia datata 2011 o 2005 la certezza è che solo una mano ignobile può essere capace di tanto. Forse la stessa infida mano.
Il rispetto che non cè ha colpito Imola altre volte. Sempre nel 2005 era stato distrutto con un bastone il cippo di via Zambianchi che ricorda la strage dell11 settembre.
Nello stesso anno, ancora un atto vandalico. Questa volta contro la lapide in marmo del parco giardino di via Villa Clelia, intitolata al ricordo delle Vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Fu spezzata in due parti.
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