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di LIDIA GOLINELLI
QUATTRO fari illuminano la testa più chiacchierata in città: quella in marmo bianco di Carrara su cui pesano come un macigno tutte le angosce del mondo. Siamo in piazza Mirri, davanti alla fontana con la testa schiacciata dal macigno che fa discutere da dieci anni e ha appena riconquistato la dignità della luce e dell’acqua. Area Blu ha compiuto l’annunciato ‘miracolo di primavera’: ha sistemato l’impianto idraulico che l’amministrazione comunale aveva lasciato per anni nell’abbandono e ha riacceso i quattro fari gialli che illuminano la testa realizzata dallo scultore faentino Mauro Andrea. Eccola rinata dopo l’oblio e le chiacchiere, la fontana di piazza Mirri. Basta pigiare il pulsante, e dal tubo in acciaio sgorga acqua dissetante.
Rinasce la fontana inaugurata nel marzo 2001 e battezzata ‘Sembrerebbe il sussurro dell’acqua’. Ma Mauro Andrea non c’è più. E’ morto improvvisamente nove mesi fa a 56 anni, dopo una carriera nel campo dell’arte ‘impura’ che utilizza elementi diversi. Aveva spiegato così la sua opera: «L’uomo al centro, bloccato da una grossa pietra, sta a significare il presente, noi poveri mortali bloccati e prigionieri del mondo». Ma si era ritrovato sommerso dalle critiche, comprese quelle di Vittorio Sgarbi, in visita a Imola nel luglio 2001 in veste di sottosegretario ai Beni culturali.
Al centro del tour c’era il tormentone del monumento ai Caduti della Grande guerra che all’epoca svettava ancora in piazza Matteotti. Sgarbi fece però tappa anche in piazza Mirri e davanti alla fontana sentenziò: “Mettetela in un giardinetto”. Mauro Andrea alzò la testa: “Ho fatto una fontana seria; se non deve aver vita, che venga lapidata sul luogo e gettata. Da parte mia c’è una grande serenità; so di aver eseguito un lavoro in linea coi tempi che forse, come mi ha scritto Tonino Guerra, solo i visitatori del futuro prossimo e lontano potranno capire e apprezzare». Con il monolite di arenaria sormontato dalla testa oppressa dalla pietra, Mauro Andrea vinse a fine 2000 il concorso lanciato dal Comune per piazza Mirri.
«Con il mio progetto — spiegava lo scultore — mi ero posto davanti alle due chiese con la massima religiosità cercando di recuperare alcuni elementi antichi: un monolite e una testa in marmo, simboli antichi e futuri»