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di ENRICO AGNESSI
QUELLA SERA di quattordici anni fa gli è rimasta impressa come un tatuaggio sulla pelle. Ormai è certo. Venti giugno 1998: Vasco in autodromo davanti a 140mila spettatori. Un ricordo che al Komandante torna in mente ancora anche oggi quando è in vena di confidenze su Facebook. Affidate questa volta non ai celebri ‘clippini’, ma a un lungo racconto scritto. L’ha chiamato ‘L’altra biografia’: quattro puntate di confessioni che, dopo una prima condita dai giudizi su Baglioni, Minghi e Pelù (puntualmente finiti sui giornali), ha conosciuto ieri gli altri tre capitoli. Nei quali quel concerto in riva al Santerno è il protagonista.

PER VASCO fu «la sfida di Imola». «Un concerto all’autodromo. Un festival rock. Che avrei potuto intitolare come volevo. Mio — confessa oggi —. Poi arrivò lo sponsor e si chiamò Heineken Festival. Mi sono rassegnato, poteva andar peggio, ma c’erano oltre 140.000 persone quella sera. Paganti e udenti. Un record storico, una scenografia straordinaria. Una soddisfazione enorme».

IL RESTO è storia: l’arrivo in elicottero, i fuochi colorati, il pubblico che freme. E le parole del Blasco che aiutano a riportare alla mente quelle atmosfere. «L’idea di cominciare un concerto rock, in un festival rock, con un uomo solo e una chitarra acustica», scrive ricordando come fu proprio l’amico Massimo Riva a salire sul palco per primo. «Un uomo contro 140mila persone. Poi un altro. Due uomini soli contro 140mila persone e una canzone semplice sincera e geniale».

SEMBRA di vederli ancora oggi: uno con la sigaretta in bocca e la chitarra in braccio, l’altro che fa il suo ingresso con gli occhiali scuri e la giacca dei Sox: «Quanti anni hai… stasera…».Una ventina di canzoni (scandite anche dal basso imolese di Claudio ‘Gallo’ Golinelli) che fanno impazzire la distesa dell’autodromo, gremita come non lo sarebbe stata mai più.
Niente sarebbe stato più come prima. Qualche mese dopo, infatti, la morte di Riva di un altro amico storico di Vasco, Mario Giusti. «La mia crisi di nervi — rivela il Kom —. Il pensiero di farla finita. Lo studio del modo più semplice e meno rumoroso. Andarsene così senza far rumore».

POI LA RINASCITA, i sold-out degli ultimi dieci anni e infine il Blasco che capisce come sia «arrivata l’ora di dichiarare conclusa felicemente la mia straordinaria attività di rockstar. Di cominciare una nuova stagione. Essere solo l’artista Vasco Rossi». Quello che a Imola aspettano ancora di riabbracciare.