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«E’ USCITO da poco il nostro terzo album ‘Intergalactic Art Cafè’ prodotto, come il precedente ‘Prismosfera’ da Franz di Cioccio della Pfm. Ci stiamo preparando per una serie di concerti di presentazione. Tra non molto, poi, dovrebbe uscire un doppio cd con una selezione di brani dalle due giornate del festival ‘Prog Exhibiton 2011’ a Roma. Saremo presenti con il brano ‘Zona d’Ombra’ in cui abbiamo avuto come ospite l’amico Diber Benghi alle tastiere». Alex Vittorio, bassista e tastierista degli Stereokimono insieme all’altro tastierista e chitarrista Antonio Severi e a Cristina Atzori alla batteria e percussioni, presenta l’ultimo lavoro.
«TRA I nostri traguardi più prestigiosi – continua Vittorio — c’è la vittoria della quinta edizione del concorso nazionale ‘Omaggio a Demetrio Stratos’ nel 2000 e il premio nazionale ‘Mei/Toast 2002’ per il miglior album strumentale. Il nostro primo lavoro KI del 2000 è rimasto in classifica per oltre 14 settimane nei primi 10 della top 20 della radio Fm americana Wbzc 88,9 Gagliarchives di Philadelphia. Abbiamo poi aperto alcuni concerti della Pfm, suonato alla reunion dei Mothers Of Invention di Frank Zappa e partecipato a festival importanti».
IL MUSICISTA degli Stereokimono descrive il genere che la band propone: «Musica strumentale. Le nostre radici affondano nel prog degli anni ’70 con gruppi come King Crimson, Yes, Genesis, Pink Floyd, nella psichedelia e nello space rock. Ciò rappresenta solo un punto di partenza da cui decollare cercando di innovare, superando le barriere tra generi. Abbiamo scherzosamente autodefinito il nostro genere ‘Rock psicofonico obliquo’, proprio per ribadire la volontà di uscire dagli schemi e di scrollarci di dosso le solite etichette».
IL MESSAGGIO lanciato dal gruppo è chiaro: «Vorremmo che la nostra musica servisse a far sognare i nostri ascoltatori, attraverso paesaggi sonori inconsueti. La dimensione visiva è fondamentale. Il nostro modo di concepire la musica è molto visionario, immaginifico, filmico». Alex Vittorio, che lavora al centro musicale Cà Vaina, riflette sulla situazione musicale a Imola: «Rispecchia abbastanza fedelmente quello che accade nel resto di Italia. Oggi si sente più che mai il vento della crisi. Ci sono poche risorse, i locali chiudono o non vogliono rischiare troppo sugli eventi musicali. Gli spazi quindi sono sempre meno di quelli che si vorrebbe. Fortuna che c’è ancora qualcuno che resiste e che crede che si possa e si debba continuare a promuovere la cultura musicale. Realtà come il centro musicale Ca’ Vaina svolgono un ruolo chiave proprio in questa funzione».
Mirko Melandri