{{IMG}} 2012-10-12
di ENRICO AGNESSI
GLI ULTIMI cinque secoli di storia (non solo economica) della città racchiusi in un libro e in una mini-esposizione. In occasione dellanniversario numero 500 dalla nascita del Monte di Pietà di Imola, venerdì prossimo la Fondazione Cassa di Risparmio presenta a Palazzo Sersanti uno studio condotto da Mauro Carboni e Omar Mazzotti che ha permesso la creazione di un eccezionale volume. Trecento pagine piene zeppe di cifre, registri, conti e aneddoti sul Monte di Pietà, antenato dellattuale Fondazione Cassa di Risparmio, che diranno molto sugli stili di vita degli imolesi a partire dalla fine del Medioevo.
ALLA presentazione del lavoro ci saranno il sindaco Daniele Manca e padre Bruno Bartolini, ministro provinciale dei Frati minori. Al presidente della Fondazione, Sergio Santi, il compito di fare gli onori di casa. Toccherà invece a Giuseppe Guzzetti, numero uno dellAcri (associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio Italiane), concludere lincontro. «È un evento di assoluto primo piano racconta Santi perché riprende tutta la storia del Monte di Pietà di Imola, nato nel lontano 1512. Un lungo percorso che lha portato qui a Palazzo Sersanti. Fino al 1940, quando come conseguenza inevitabile è stato assorbito dalla Cassa di Risparmio. E il fatto di avere qui Guzzetti, per noi è una cosa davvero importante». A Giuseppe Savini (Fondazione), il compito di ripercorrere le tappe fondamentali del Monte di Pietà. «Nasce, come del resto tutti gli altri, per combattere lusura praticata dai banchi della comunità ebraica racconta . Aveva una particolarità: il monte frumentario. Unico caso in regione. Anticipava il grano ai contadini e veniva restituito una volta fatto il raccolto. Poi nel 1855 arriva unistituzione laica e con gli stessi scopi filantropici: la Cassa di risparmio di Imola. Le due realtà si affiancano fino al 1940, quando il Monte viene assorbito e cede il suo patrimonio». Unopera così densa (il lavoro di ricerca è andato avanti per tre anni) non potrà che riservare delle gustose sorprese agli imolesi: «Speriamo sia solo il primo di una serie aggiunge Savini e che possa essere di incoraggiamento ai nostri studiosi che vogliano approfondire la storia. La lettura dei dati riportati può portare a considerazioni importanti sul legame con una istituzione così rilevante per la nostra città».
di ENRICO AGNESSI
GLI ULTIMI cinque secoli di storia (non solo economica) della città racchiusi in un libro e in una mini-esposizione. In occasione dellanniversario numero 500 dalla nascita del Monte di Pietà di Imola, venerdì prossimo la Fondazione Cassa di Risparmio presenta a Palazzo Sersanti uno studio condotto da Mauro Carboni e Omar Mazzotti che ha permesso la creazione di un eccezionale volume. Trecento pagine piene zeppe di cifre, registri, conti e aneddoti sul Monte di Pietà, antenato dellattuale Fondazione Cassa di Risparmio, che diranno molto sugli stili di vita degli imolesi a partire dalla fine del Medioevo.
ALLA presentazione del lavoro ci saranno il sindaco Daniele Manca e padre Bruno Bartolini, ministro provinciale dei Frati minori. Al presidente della Fondazione, Sergio Santi, il compito di fare gli onori di casa. Toccherà invece a Giuseppe Guzzetti, numero uno dellAcri (associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio Italiane), concludere lincontro. «È un evento di assoluto primo piano racconta Santi perché riprende tutta la storia del Monte di Pietà di Imola, nato nel lontano 1512. Un lungo percorso che lha portato qui a Palazzo Sersanti. Fino al 1940, quando come conseguenza inevitabile è stato assorbito dalla Cassa di Risparmio. E il fatto di avere qui Guzzetti, per noi è una cosa davvero importante». A Giuseppe Savini (Fondazione), il compito di ripercorrere le tappe fondamentali del Monte di Pietà. «Nasce, come del resto tutti gli altri, per combattere lusura praticata dai banchi della comunità ebraica racconta . Aveva una particolarità: il monte frumentario. Unico caso in regione. Anticipava il grano ai contadini e veniva restituito una volta fatto il raccolto. Poi nel 1855 arriva unistituzione laica e con gli stessi scopi filantropici: la Cassa di risparmio di Imola. Le due realtà si affiancano fino al 1940, quando il Monte viene assorbito e cede il suo patrimonio». Unopera così densa (il lavoro di ricerca è andato avanti per tre anni) non potrà che riservare delle gustose sorprese agli imolesi: «Speriamo sia solo il primo di una serie aggiunge Savini e che possa essere di incoraggiamento ai nostri studiosi che vogliano approfondire la storia. La lettura dei dati riportati può portare a considerazioni importanti sul legame con una istituzione così rilevante per la nostra città».
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