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di ENRICO AGNESSI
GLI ULTIMI cinque secoli di storia (non solo economica) della città racchiusi in un libro e in una mini-esposizione. In occasione dell’anniversario numero 500 dalla nascita del Monte di Pietà di Imola, venerdì prossimo la Fondazione Cassa di Risparmio presenta a Palazzo Sersanti uno studio condotto da Mauro Carboni e Omar Mazzotti che ha permesso la creazione di un eccezionale volume. Trecento pagine piene zeppe di cifre, registri, conti e aneddoti sul Monte di Pietà, antenato dell’attuale Fondazione Cassa di Risparmio, che diranno molto sugli stili di vita degli imolesi a partire dalla fine del Medioevo.
ALLA presentazione del lavoro ci saranno il sindaco Daniele Manca e padre Bruno Bartolini, ministro provinciale dei Frati minori. Al presidente della Fondazione, Sergio Santi, il compito di fare gli onori di casa. Toccherà invece a Giuseppe Guzzetti, numero uno dell’Acri (associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio Italiane), concludere l’incontro. «È un evento di assoluto primo piano – racconta Santi – perché riprende tutta la storia del Monte di Pietà di Imola, nato nel lontano 1512. Un lungo percorso che l’ha portato qui a Palazzo Sersanti. Fino al 1940, quando come conseguenza inevitabile è stato assorbito dalla Cassa di Risparmio. E il fatto di avere qui Guzzetti, per noi è una cosa davvero importante». A Giuseppe Savini (Fondazione), il compito di ripercorrere le tappe fondamentali del Monte di Pietà. «Nasce, come del resto tutti gli altri, per combattere l’usura praticata dai banchi della comunità ebraica – racconta –. Aveva una particolarità: il monte frumentario. Unico caso in regione. Anticipava il grano ai contadini e veniva restituito una volta fatto il raccolto. Poi nel 1855 arriva un’istituzione laica e con gli stessi scopi filantropici: la Cassa di risparmio di Imola. Le due realtà si affiancano fino al 1940, quando il Monte viene assorbito e cede il suo patrimonio». Un’opera così densa (il lavoro di ricerca è andato avanti per tre anni) non potrà che riservare delle gustose sorprese agli imolesi: «Speriamo sia solo il primo di una serie – aggiunge Savini – e che possa essere di incoraggiamento ai nostri studiosi che vogliano approfondire la storia. La lettura dei dati riportati può portare a considerazioni importanti sul legame con una istituzione così rilevante per la nostra città».