2013-12-07
di ENRICO AGNESSI
UN NUOVO PIANO a partire dal 1° gennaio, monitoraggi dei campi elettromagnetici da marzo/aprile e, nel frattempo, una lettera dell’amministrazione che «dovrebbe» congelare l’installazione degli impianti per tre mesi. Questa la road map del Comune sulla vicenda delle sette antenne che potrebbero vedere la luce in altrettanti punti della città (tre nel quartiere Marconi, due a Zello una a Ponticelli e una in zona centro). In sostanza, il palazzo di piazza Matteotti prova a prendere tempo per vederci chiaro prima di procedere con eventuali via libera. Il rischio — da qui l’utilizzo del condizionale da parte dell’assessore all’Ambiente Davide Tronconi — è quello di finire in un pericoloso contenzioso con i gestori di telefonia mobile.
«GLI IMPIANTI telefonia sono normati come “privati di interesse pubblico” — ha spiegato giovedì sera Tronconi in un affollato (e accesissimo) incontro allo Zoo Acquario —. Quarant’anni fa venivano costruite le autostrade, oggi questi impianti. Non ho risposte sulle contraddizioni che abbiamo tutti, vedo la figura del Comune fra incudine e martello. Perché da un lato ci sono i comportamenti dei cittadini, che vanno di pari passo con la tecnologia; dall’altro gli operatori chiedono nuove antenne perché usano la trasmissione veloce dei dati con gli smartphone e i tablet».
Le ansie dei residenti, però, sono certamente legittime. «C’è preoccupazione per la salute — ha proseguito l’assessore — e il ruolo dell’ente locale è di proteggerla. La vicenda delle antenne finora è stata gestita cercando di mediare tra richiesta formale del gestore ed esigenza dei cittadini». Una cosa, però, Tronconi ha tenuto a sottolinearla, di fronte alle lamentele dei residenti: «L’atteggiamento è quello di privilegiare le aree pubbliche, ma non per denaro. Se non si danno le autorizzazioni, il gestore inizia a suonare i campanelli della città. È già successo».
NON UNA QUESTIONE di soldi, insomma, secondo il Comune, che però dall’installazione delle antenne incassa «fra i 60mila e 70mila euro all’anno», come rivelato dall’assessore. «Ma in proporzione è come chiedere a chi prende 1.500 euro di stipendio di rinunciare a 1 euro», ha aggiunto in riferimento al bilancio dell’ente di piazza Matteotti. Perché, quindi, non si dice una volta per tutte ‘no’ alle antenne? «Perché la legge nazionale dice che sono di interesse pubblico», ha ricordato Tronconi. Ecco perché, almeno per il momento, le armi del Comune sono il piano di localizzazione, la mappatura elettromagnetica della città e un’analisi dell’impatto degli impianti di tecnologia mobile insediati e in corso di domanda. «Questo non significa che non verranno installate più antenne – ha concluso Tronconi – ma che prendiamo la questione molto seriamente».