2013-12-31
di ENRICO AGNESSI
«L’OMOSESSUALITÀ come una malattia? Non lo dico io, l’ha sostenuto l’Onu per diversi anni». Parola di padre Luigi Ceresoli, parroco della chiesa del Piratello, che durante la sua omelia di domenica scorsa, giornata dedicata alla festa della famiglia, ha tenuto a ricordare ai suoi fedeli la posizione (vecchia di oltre 20 anni) dell’Organizzazione mondiale della sanità, che fino al 1990 ha incluso l’omosessualità nella lista delle patologie mentali.
«HO FATTO una sintesi di cose dette da altri», assicura il religioso, che però con le sue affermazioni ha urtato la sensibilità di molti, compresa quella di alcuni suoi parrocchiani. Uno di questi, in particolare, ha scritto una mail al Carlino nella quale si dice «davvero indignato» per un’omelia «tutta orientata ad offendere e prendere distanza dall’omosessualità».
Per questo, aggiunge, «non mi sembra vero che nel 2014 ci siano ancora persone che dovrebbero essere i nostri pastori, le nostre guide, che con un così forte astio si comporti in questo modo, senza tralasciare che ci poteva anche essere un gay ad ascoltare la parola del nostro Signore».
NEL SUO discorso, infatti, padre Ceresoli pare si sia rivolto ai gay con parole come «‘questi’, ‘tenebrosi’ o cattiverie simili, ricordando anche il Vecchio Testamento che puniva gli uomini che andavano con altri uomini con la lapidazione».
Tutto vero e tutto allo stesso tempo legittimo, almeno secondo l’interpretazione del religioso: «Nella Bibbia — dice — la parola di Dio distingue tra figli della luce e figli delle tenebre. Ma in quest’ultima categoria non ci sono solo i gay».
CONFERMATO anche il passaggio sul Vecchio Testamento: «Se considero l’omosessualità un reato? Non condanno nessuno — spiega padre Ceresoli —, però può esserci una valutazione degli atteggiamenti che possono essere un male. Ma un aiuto va dato a tutti, e in particolare ai fratelli in difficoltà. Hanno bisogno della nostra preghiera». Insomma, «deve esserci il rispetto massimo della persona — prosegue —. Dare amore al peccatore e odio al peccato. Siamo tutti figli di Dio e tutti possiamo sbagliare».
MA SUL motivo per il quale il parroco abbia dedicato così tanto spazio agli omosessuali nella sua omelia del giorno della festa della famiglia, resta un mistero. «Quelle composte da omosessuali non sono famiglie — conclude comunque padre Ceresoli —. Sappiamo che le famiglie sono quelle composte da un uomo e una donna. Ci sono il papà e la mamma e, se non hanno figli, lo sposo e la sposa».