
A quasi quattro mesi di distanza, i segni dell’alluvione sono ancora ferite vive nel cuore di chi ha vissuto l’incubo.
Tra loro c’è anche Maicol Caroli che fu sorpreso dall’esondazione delle acque nel cuore della notte nel suo appartamento di Mordano in via Cavallazzi. "Sessanta centimetri fuori casa con picchi di un metro in strada – racconta -. Danni ingenti per decine di migliaia di euro tra murature, impianti, serramenti, mobilia, elettrodomestici e perfino tre automobili sommerse dal fango".
Settimane intere per completare la conta dei danneggiamenti e avviare le azioni di ripristino: "Per fortuna mio padre è un muratore e, al netto dell’acquisto dei materiali necessari, siamo riusciti a contenere le spese di manodopera per la sistemazione di diversi componenti murari dell’abitazione – continua Caroli -. Siamo ancora in piena fase di imbiancatura delle pareti dopo i tanti trattamenti antimuffa per arginare la continua sudorazione delle pareti. Dopo penseremo a ricomprare i mobili ma tra mille interrogativi". Già, perché gli aiuti latitano e quei pochi che sono arrivati coprono a malapena alcune voci della lunga lista dei disagi: "Abbiamo fatto tutte le richieste del caso attraverso la compilazione dell’apposita modulistica – sottolinea -. Ci siamo affidati a un tecnico specializzato per effettuare le perizie necessarie. Ad oggi, però, è arrivato solo il primo acconto di 3mila euro per l’immediato sostegno. Entro la fine di ottobre dovremo rendicontare tutte le spese sostenute per sbloccare il saldo dei restanti 2mila". Ma la burocrazia ha le sembianze di un percorso ad ostacoli: "Tempi lunghissimi anche solo per ottenere le stime dei danni da parte dei periti – riflette Caroli -. Difficile giustificare, con tanto di fatture prestazionali, tutte le criticità. Le scadenze previste per presentare le pezze d’appoggio non collimano con la realizzazione degli interventi. Abbiamo muri che trasudano ancora acqua e non ci si può mettere mano".
Un vicolo cieco tra mille incognite: "Non sappiamo se gli aiuti promessi, quelli veri, arriveranno mai – aggiunge sconsolato -. I mobili, anche quelli di fascia bassa così diversi dai nostri di legno gonfiati dall’acqua, hanno costi significativi. Si tratterebbe di investire altra liquidità ma senza la garanzia di futuri rimborsi si fa dura". Uno scenario disarmante: "Il nostro bel appartamento, comprato e allestito coi risparmi, ha cambiato fisionomia – analizza il giovane -. Anche gli impianti elettrici, secondo gli esperti, potrebbero in futuro presentare anomalie improvvise a causa delle infiltrazioni fangose subite. Occorrono aiuti chiari e certi".
Con una chiosa finale: "Nella sfortuna siamo stati comunque fortunati rispetto ai nostri vicini di casa di Sant’Agata sul Santerno – conclude Caroli -. Rivedere le modalità di gestione della manutenzione dei corsi d’acqua e quelle di allerta. Ci siamo svegliati alle quattro e mezza di mattina con una spanna di acqua in casa e nessuno ci aveva avvisati del pericolo. Avrei potuto almeno salvare il salvabile".
Mattia Grandi