"Abbiamo fatto centinaia di telefonate, sono arrivate due candidature Così non va"

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Tra i venti e i trent’anni e un diploma in mano, può bastare questo per avere lavoro da Roberto Morsiani. Eppure secondo l’amministratore delegato dell’omonima azienda di autoricambi "trovare nuovo personale è sempre più dura". Quasi settant’anni di storia e al momento una trentina di dipendenti, ma la ricerca di figure professionali, in questo momento storico, sembra risultare difficile anche per una realtà consolidata nel patrimonio delle imprese imolesi.

Quali sono gli incarichi da ricoprire?

"Da noi specialmente quello di magazziniere: abbiamo bisogno di giovani e basta il diploma. Poi il mestiere si impara direttamente da noi".

Quali sono stati i passi della vostra ricerca? Come vi siete mossi?

"A gennaio abbiamo preso contatto con le scuole, in particolare quelle professionali. Sono state fatte centinaia di telefonate, ma sono arrivati solo due curriculum di ragazzi interessati".

E quei curriculum erano in linea con le vostre richieste?

"Mica tanto, uno dei candidati voleva solo lavorare part-time".

Secondo lei da dove deriva il problema?

"I fattori sono tanti, ma credo che la colpa principale sia da attribuire alle famiglie. I ragazzi oggi sono troppo ben abituati: qualcuno vive nell’idea che il lavoro – fondamentale per crescere – sia diventato un optional. Altri invece si parcheggiano all’università per anni interi".

Da quanto tempo si fa così fatica a trovare personale?

"Sono circa tre anni, ancora prima della pandemia. Il problema poi si è ulteriormente aggravato con il Covid".

Il virus ci ha cambiati?

"Sembra aumentata la voglia di evasione: qualcuno, addirittura, pur avendo un lavoro a tempo indeterminato in tasca e uno stipendio sicuro, ha deciso lo stesso di licenziarsi. E poi c’è anche un altro problema".

Quale?

"E’ che tanti degli ‘anziani’ si avvicinano alla pensione, e quando il ricambio generazionale non c’è, capita come è successo a noi: si impiegano anche otto mesi per trovare appena cinque persone".

Gabriele Tassi