Addio a Salici, voce storica di Radio Imola

Il cantante fu il fondatore del ’Salone delle feste’ dove ospitò i vip della musica. Memorabile la sua esibizione con Massimo Ranieri

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di Mattia Grandi

Imola perde una delle sue voci più limpide. Gino Salici se n’è andato via in silenzio nella nottata di ieri, all’età di 84 anni, dopo una breve malattia. E sembra davvero qualcosa di impossibile per chi, come lui, ha fatto della musica e dell’intrattenimento un’autentica professione. Dai palchi di tutta Italia con le orchestre ‘I Paladini del Folk’ ed ‘I Nuovi Nobili’, molto in voga negli anni Settanta e Ottanta, ai successi nell’etere locale con le gettonatissime trasmissioni sulle frequenze di Radio Imola e Teleimola. Per non parlare di quel fiuto imprenditoriale nel comparto dello spettacolo. Fu Salici, insieme all’amata moglie Maria, scomparsa quattro anni fa, a dare vita alla prima discoteca di Borgo Tossignano: il leggendario Salone delle Feste. "Papà è stato un vero precursore per l’epoca nel nostro territorio dopo aver lavorato all’ospedale vecchio cittadino – ricorda la figlia Manuela, anche lei molto attiva nell’organizzazione di eventi –. Ha fatto ballare tanti imolesi e portato in zona ospiti del calibro di Nilla Pizzi, Massimo Ranieri, Mino Reitano, Piero Focaccia e Rosanna Fratello. Anche un giovanissimo Claudio Golinelli alle prime strimpellate. Aveva costruito un’enorme consolle con le sue mani".

Già, un vulcano di idee. "Nel locale si tenevano anche sfilate di moda, presentate da mia madre, e concorsi di canto – continua –. Amava la musica in ogni sua sfaccettatura, soprattutto quella latina e sudamericana. Una voce incredibile. Cantava leggendo gli spartiti perché aveva studiato molto e conosceva a fondo l’arte".

Senza puntare alla notorietà. "Per lui non era importante il grande salto nella ribalta nazionale – riavvolge il nastro della memoria la figlia –. Vinse molti premi e in una kermesse sfidò alla pari Ranieri a colpi di ugola. Disse di no al Festival di Sanremo. Per lui le sette note erano soltanto amicizia, convivialità e condivisione".

Una persona altruista, ospitale e generosa.

"Adorava cucinare per i suoi amici che invitava a tavola a qualsiasi ora – prosegue Manuela –. Molto dedito al prossimo con quella lunga opera di volontariato per i frati del Piratello e per la Casa del Clero".

Il luogo in cui ormai risiedeva da tempo.

"Per volontà dell’allora vescovo di Imola Tommaso Ghirelli dopo che mamma si aggravò. Nonostante le difficoltà fisiche non vollero rinunciare alla fede ed al culto religioso – sottolinea la donna –. Per entrambi quella comunità era come una seconda famiglia. Quanti ricordi con il carissimo don Gian Luca Grandi". E ancora: "Papà ha sempre teso la mano al prossimo – conclude –. Persone così non ne nascono più. Sono veramente distrutta. Eravamo una cosa sola negli ultimi anni". Ancora da fissare la data dell’ultimo saluto. Gino, oltre alla figlia Manuela, lascia il figlio Daniele e gli adorati nipoti Peter Elia e Holgher.