"Giampaolo Amato è l’unica persona che aveva strumenti, abilità e conoscenza per causare queste morti. Ed è l’unica persona mossa da un movente. Non ci sono soluzioni alternative. Nessuna di queste due morti ha qualcosa di naturale, ci troviamo davanti a due morti criminali". A dirlo è la procuratrice aggiunta Morena Plazzi durante le sue quasi sei ore di requisitoria davanti alla Corte d’Assise al termine delle quali ha chiesto l’ergastolo per Giampaolo Amato. L’ex medico della Virtus è accusato dell’omicidio aggravato (vengono contestate la premeditazione, i motivi abietti e futili e l’uso del mezzo venefico) della moglie, la 62enne ginecologa Isabella Linsalata, e della suocera Giulia Tateo, di 87 anni. La prima è stata trovata morta nel letto del suo appartamento di via Bianconi la mattina del 31 ottobre 2021, ventidue giorni esatti dopo il decesso della madre, avvenuto in circostanze simili nella notte tra l’8 e il 9 ottobre. "Una storia orribile di gente perbene" quella in cui, secondo l’accusa, Amato avrebbe ucciso moglie e suocera somministrando loro un mix di farmaci, Midazolam e Sevoflurano, rispettivamente una benzodiazepina e un anestetico ospedaliero. Proprio su questo punto, la procuratrice ha sottolineato come "l’analisi dei dispositivi elettronici dell’imputato" abbia permesso di valutare che "era consapevole dell’uso del Midazolam e del Sevoflurano".
Soprattutto per quanto riguarda il primo farmaco "c’è una chat di whatsapp tra l’imputato e la donna con cui aveva una relazione extraconiugale in cui Amato le dice che per calmare una paziente agitata le era stato somministrato proprio il Midazolam". Da un lato, quindi, "abbiamo una sicura disponibilità dei farmaci da parte di Amato e dall’altro (quello della moglie, ndr) una potenziale possibilità" il che "contribuisce ad avvicinare la figura dell’imputato a questi farmaci e ad allontanarne quella della vittima". Plazzi si è poi soffermata sulle ipotesi alternative emerse durante il processo secondo cui la stessa Linsalata, anche lei medico, si sarebbe "autoprescritta i farmaci" ritenendole "fantasiose e senza alcun appiglio". Dopo aver ripercorso le fasi precedenti e successive alle morti di Isabella e la madre e il contesto familiare in cui sono maturate, la procuratrice aggiunta si è concentrata sulla figura dell’imputato: "Non ha mai percepito – sottolinea – né empatia né interesse per la persona che per 40 anni gli è stata accanto ed è morta in quel modo. Nei vari interventi dell’imputato, sia interrogatori che spontanee dichiarazioni, c’è una continua ripresa di argomenti che riguardano la sua persona". Una "ostinata verbosa prepotenza" da parte di Amato e "silenzi significativi nella ricostruzione del racconto". Per l’accusa "l’eliminazione dell’una e dell’altra si collegano in un quadro di premeditazione. Uccidere la suocera è una condizione necessaria per raggiungere il suo obiettivo". Chiara Caravelli