Andrea Minguzzi, la lotta come scuola di vita

I ragazzi della II B Orsini intervistano il campione olimpico: "Ho cominciato da piccolo in una palestrina, poi ho capito di essere bravo"

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Medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Pechino 2008, un argento ai Giochi del Mediterraneo, due bronzi agli Europei e 25 medaglie internazionali, oltre al Collare d’oro al merito sportivo e l’Ordine al merito della Repubblica italiana. Questo è il palmarès dell’imolese Andrea Minguzzi, 40 anni, che nella sua carriera sportiva da lottatore greco-romano ha fatto strada, conquistando tutto quello che si poteva vincere, inclusa la competizione a cui tutti più i grandi atleti aspirano: le Olimpiadi. Ma andiamo a conoscerlo più da vicino.

Cos’è la lotta?

"La lotta è uno sport di combattimento, il cui obiettivo è immobilizzare l’avversario con le spalle a terra, eseguendo solo delle prese.Tutto viene svolto in totale sicurezza, quindi senza dover colpire o fare male all’avversario.

Come ti sei avvicinato a questo sport?

"Diciamo che la lotta non è sport nazionale in Italia, ma l’Emilia-Romagna è stata culla di grandi campioni. Inoltre, mio padre faceva l’allenatore in una palestrina di Mordano e mi portava con lui a giocare e poi ad allenarmi, così poco alla volta mi sono appassionato e sono arrivato a fare attività agonistica.

Com’è stato il percorso per arrivare alle Olimpiadi?

"Ho partecipato a due Olimpiadi, e chiaramente non è che uno si sveglia la mattina e dice:‘Faccio le Olimpiadi’. Il mio percorso è iniziato quando ero piccolo e giocavo con papà, poi ho dimostrato di essere bravo e ho iniziato a vincere gare importanti come i campionati Italiani giovanili. A 22 anni ho partecipato alle prime qualifiche olimpiche e sono riuscito a qualificarmi (e già questa è stata una grande conquista). Ad Atene non ho vinto. Ho continuato ad allenarmi e sono arrivato alle Olimpiadi dopo da probabile medagliato. Inoltre ero entrato in Polizia e questo mi consentiva di allenarmi da mattina a sera, quindi ero tra i 4-5 favoriti. Ho vinto. È stato molto difficile, però è proprio per questo che mi piace lo sport: è un sacrificio immenso a cui dedichi veramente tanto tempo ma da cui ricavi molte soddisfazioni".

Com’è stato vincere le Olimpiadi?

"Diciamo che è uno di quegli obiettivi che ti poni senza pensare di raggiungerli, e quando ci arrivi entri in un ambiente fantastico, un po’ strano, perché è una cosa che stai cercando da anni e quando ti ci ritrovi dentro pensi: ‘Caspita, sono alle Olimpiadi’. Poi vincere è un’altra storia, perché la certezza di vincere non l’ha nessuno, e quando ce la fai sei incredulo e non ti accorgi subito di ciò che hai fatto, ci metti anni. È incredibile".

E dopo le Olimpiadi?

"La carriera non è andata benissimo, perché alcuni infortuni mi hanno tenuto fuori dalle gare per alcuni anni. Inoltre la lotta è uno sport logorante. Comunque non mi posso lamentare di quello che ho fatto e sono anche stato fortunato ad arrivare integro alle occasioni giuste, ma avrei voluto fare qualcosa di più dopo le Olimpiadi. Però ci sta!".

Com’è coltivare la stessa passione in tutta la famiglia?

"Noi siamo una famiglia di sportivi, perché mio padre faceva lotta e mia madre era una pallavolista e di cinque fratelli una ha fatto pallavolo e gli altri lotta a livello agonistico. Per noi la lotta è una cosa normalissima, siamo nati con lo sport e ci ha accompagnati tutta la vita".

Com’è stato conciliare sport e scuola?

"Sicuramente non facile, anche perché non ero un alunno modello, però ho avuto la fortuna di trovare dei professori che hanno capito questa mia passione, e che sapevano che io il pomeriggio non andavo fuori con i miei amici, ma ad allenarmi con la Nazionale, perciò mi hanno sostenuto e consideravano le mie assenze già giustificate. Mi sono diplomato e a 35 anni sono riuscito a prendere la laurea in Scienze Motorie".

Se potessi tornare indietro rifaresti tutto come l’hai fatto?

"Nessuno direbbe di sì, ma non posso lamentarmi delle mie scelte. Sicuramente sono soddisfatto, poiché quello che ho fatto l’ho fatto da campione, anche perché io ho sempre puntato al massimo, e se non punti al massimo arriverai al minimo".

Desirè Brini, Anna Broccoli, Ilaria Medri, Camilla Mingotti, Giada Nloga, II B Orsini