
L’epicentro così vicino che quasi basta ’scollinare’ per raggiungerlo. La scossa partita da Marradi, che intorno alle quattro e mezza dell’altra mattina ha fatto saltare nel letto più di un imolese, è sintomo di una "zona dalla pericolisità medio-alta", come spiega Nicola Buratti, professore di Tecnica delle costruzioni all’Alma Mater.
Partiamo dai precedenti. Da quanto ci dice lo storico, diverse scosse, ma non troppi danni, giusto?
"Se consideriamo la città, l’ultimo evento sismico con danni risale praticamente a ducento anni fa. Un terremoto datato 1813, con epicentro in Romagna, magnitudo di 5,28 e un valore di 7 sulla casa macrosismica europea (una sorta di scala Mercalli). Il più forte mai registrato in quella zona? Nel 1688, con danni ingenti anche in città".
Si tratta comunque di un’area che periodicamente ha a che fare con le scosse: dal 2000 ad oggi si sono verificati altri 7 eventi di magnitudo superiore a 4.0: il più forte risale al 14 settembre 2003 vicino Loianocon magnitudo 5.2. Di che intensità parliamo in questo caso?
"I dati dicono magnitudo 4,84,9 a seconda della posizione, con una grande intensità soprattutto nelle zone vicine all’epicentro (per esempio nelle appendici più estreme dell’Imolese come Castel del Rio, ndr)".
Cosa ci dobbiamo aspettare nelle prossime ore?
"Eventi così sono praticamente impossibili da prevedere. Di certo c’è che i terremoti sono spesso accompagnati da altre scosse più piccole, ma è dura fare una stima di quanto potrà durare e con che forza".
E le frane? Ce ne sono state molte con l’alluvione.
"I terremoti possono attivare smottamenti silenti. Al momento non ho notizia di sviluppi gravi nell’Imolese".
Vi aspettate qualche tipo di conseguenza? Per ora non è stato segnalato alcun danno particolare.
"Dai sopralluoghi che faremo ci aspettiamo qualche ricaduta modesta, per esempio crepe, fessurazioni, su edifici in pietra e di piccola dimensione".
Come del resto molte delle costruzioni sul nostro Appennino. In questi anni si è parlato del superbonus e degli interventi collegati in chiave antisismica. Si è fatto abbastanza?
"Il rischio sismico degli edifici tende sempre a essere trascurato da chi deve ristrutturare. Un po’ per l’invasività degli interventi, un po’ perché, soprattutto col superbonus, si guardava di più all’efficientamento energetico. Concludendo, ciò che posso dire, è che gli edifici nuovi sono studiati per resistere ampiamente alle scosse registrate con quest’ultimo terremoto".
Gabriele Tassi