
Una crescita a livello metropolitano che, in chiave imolese, rappresenta il primo passo in vista di una loro stabilizzazione. I...
Una crescita a livello metropolitano che, in chiave imolese, rappresenta il primo passo in vista di una loro stabilizzazione. I quattro Punti unici di accesso del circondario, collocati all’interno delle Case della comunità di Imola, Castello, Medicina e Borgo Tossignano, e attualmente operativi in fase sperimentale, nei piani dell’Ausl andranno presto a "comporre il mosaico della rete dell’assistenza territoriale insieme agli sportelli sociali, al servizio sociale territoriale, alle centrali operative territoriali e agli stessi medici di medicina generale". A fare il punto sulla loro attività è la stessa Azienda sanitaria locale. Orientamento, ascolto e prima valutazione per chi si trova ad affrontare situazioni complesse come la gestione domiciliare di un familiare dimesso dall’ospedale, una perdita improvvisa di autonomia o la necessità di attivare un percorso specifico di assistenza socio-sanitaria: questi i servizi che offrono i ‘Pua’. Si rivolgono in particolare a persone in condizione di non autosufficienza, ai loro familiari o caregiver. Qui operano in collaborazione un assistente sociale e un infermiere, due figure che possono valutare congiuntamente aspetti sociali e sanitari e che, se necessario, possono attivare una vera e propria presa in carico del caso. Cosa non fanno i Pua? Non prenotano visite o esami (per questo bisogna rivolgersi agli sportelli Cup); non si occupano di pratiche amministrative (esenzioni, certificati di malattia, ecc.); non forniscono pronto intervento medico. Attualmente nell’area metropolitana sono presenti 15 Pua, di cui 11 nel territorio dell’Ausl di Bologna, e nei prossimi mesi saranno attivati gli altri nelle Case della comunità.