
I rinforzi arrivati durante la pandemia sono ormai un lontano ricordo. Dopo un periodo di forte crescita, il personale dell’Ausl torna a scendere. Allo scorso 31 agosto, quello dell’Azienda sanitaria imolese contava infatti 1.929 unità. E cioè: 23 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022, 32 in meno rispetto alla fine di agosto 2021 e 5 in meno rispetto a dodici mesi prima. La situazione migliora solo se la si paragona a quella cristallizzata al 31 agosto 2019, rispetto alla quale il personale conta oggi 140 unità in più. Il trend negativo è pero evidente. E andando avanti di questo passo, si rischiano guai seri.
I motivi sono stati analizzati più volte dagli addetti ai lavori. Da un lato, l’estrema difficoltà da parte dell’Azienda sanitaria (che si è palesata proprio durante la pandemia) di trovare (compatibilmente con esigenze di bilancio sempre più stringenti) personale adeguatamente formato e pronto a entrare in servizio soprattutto come infermiere e operatore socio-sanitario. Dall’altro, le tante dimissioni che ormai da tempo si registrano anche tra i medici. In città, infatti, da gennaio 2020 a febbraio 2023 hanno salutato 34 professionisti.
I motivi? Carichi di lavoro troppo pesanti, stipendi ritenuti non adeguati all’impegno e alle responsabilità sostenute, vita familiare ridotta all’osso a causa dei turni e degli spostamenti. I risultati sono, come detto, sotto gli occhi di tutti. Da un organico di 1.961 unità registrato a fine 2021, si è passati alle 1.952 del 31 dicembre dello scorso anno. E, come visto all’inizio, alla fine di agosto 2023 si era già ulteriormente scesi a 1.929. Chi resta, deve farsi in quattro. Motivo per il quale i sindacati sono da tempo in allarme.
"Il trend continua a essere negativo", sottolineano Giuseppe Rago e Paolo Palmarini, rispettivamente alla guida della Uil Fpl imolese e regionale, che mettono nel mirino anche lo schema di regolamento che la Regione ha inviato alle Aziende per l’attività libero professionale per le professioni sanitarie in deroga alla incompatibilità. "Per questa ultima fattispecie, essendo spesso diffusa la pratica dello scaricabarile, le Aziende hanno oggi tutte le indicazioni per poter garantire, attraverso un regolamento aziendale e confronto con le organizzazioni sindacali e la Rsu, l’esercizio della libera professione", proseguono Rago e Palmarini.
I due temi sono stati affrontati in un recente incontro sindacale, durante il quale "abbiamo anche posto il tema delle indennità del personale che lavorerà nei Centri di assistenza urgenza – riferiscono dalla Uil –. Tenendo conto che molti dipendenti stanno lavorando o in Pronto soccorso o in Punti di primo intervento che verranno trasformati in Cau, riteniamo che le indennità debbano avere continuità (ci sono ulteriori risorse nazionali rispetto alle prime già distribuite nel 2022). Ci manca solo che a fronte di una riorganizzazione siano i dipendenti a doverne fare le spese".Su questo argomento ci sarà un incontro specifico la prossima settimana.
"Posto che il tema organici rimane il più importante – concludono Rago e Palmarini –, perché sembra convinzione della regione dover fare tornare i conti nel modo più semplice, secondo la linea meno personale meno spese, rispetto alla libera professione nessun azienda può sostenere di essere in attesa di indicazioni regionali che ha ricevuto. Per cui sollecitiamo quanto prima l’Ausl Imola ad attivarsi per un protocollo in merito che consenta l’esercizio della libera professione ai propri professionisti".