Aziende in balìa dei rincari e del clima pazzo

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Guglielmo

Garagnani*

Tempesta perfetta. E’ un’espressione ultimamente in voga e riassume lo stato in cui ci troviamo noi agricoltori: vecchie e nuove criticità si sono palesate con lo scoppio della guerra in Ucraina e stanno mettendo sotto pressione il comparto come non mai. Alcune condivise con tutta la popolazione, come il caro energia, altre, prettamente legate al settore primario, come la scarsa disponibilità di fertilizzanti e l’aumento dei costi produttivi. Ma se come cittadini possiamo scegliere di limitare l’uso dell’auto o di abbassare il riscaldamento domestico, come imprenditori agricoli non ci possiamo permettere di tenere fermi i trattori. Quando il gasolio agricolo passa da 0,75 euro a 1.45 euro al litro, quando l’urea schizza da 300 a 1.000 euro a tonnellata… Beh, anche un cittadino comune può intuire che è impossibile far quadrare i conti. L’aumento è accompagnato da una scarsa disponibilità dei materiali e la forte siccità in atto non lascia presagire nulla di buono. Assieme alle prime gelate e alla possibilità che le concimazioni necessarie non vengano tutte effettuate, potrebbe portare a una riduzione della produzione, proprio quando sarebbe necessario incrementarla.

Il rischio è di entrare in una spirale inflativa e di assistere a un ridimensionamento del settore che garantisce il sostentamento alimentare. Serve un deciso intervento a tutti i livelli. Qualcosa si sta iniziando a muovere: poche ore fa il Governo ha emanato un decreto per contrastare gli effetti di rincari e crisi, mentre l’UE, grazie alla pressione di Confagricoltura, dovrebbe varare a breve un fondo anticrisi da circa 500 milioni, con la possibilità di sbloccare anche terreni a riposo per la semina di colture carenti. È un primo passo, ma è necessario farne altri, tra cui anche aprire totalmente alle Tecnologie di Evoluzione Assistita, con cui sviluppare nuove varietà vegetali resistenti a stress e fitopatie con tempi e costi inferiori. Bisogna utilizzare ogni mezzo a disposizione per evitare di compromettere il futuro dell’agroalimentare, prima che sia troppo tardi.

*Presidente Confagricoltura Bologna