
Una veduta del Caffè della Rocca, il bar accanto alla fortezza cittadina
Il Consiglio di Stato scrive la parola fine sulla lunga battaglia legale che ha accompagnato, nell’ultimo anno e mezzo, l’affidamento del Caffè della Rocca. I giudici di Palazzo Spada hanno infatti accolto l’appello di Area Blu e della società aggiudicataria Mr. Bruce di Emanuele Brusaferri, riformando la precedente decisione del Tar Emilia-Romagna che, lo scorso gennaio, aveva annullato l’intera procedura di gara accogliendo il ricorso della seconda classificata, la società Caffè della Rocca di Lorenzo Sabbioni.
La vicenda nasce dalla procedura indetta da a inizio 2024 da Area Blu per la concessione di locali di proprietà comunale all’ombra della fortezza cittadina. All’esito della gara, svolta secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa (80% tecnica, 20% economica), la società Mr. Bruce si era aggiudicata il contratto, offrendo un canone annuo quasi doppio rispetto alla base d’asta di 26mila euro.
A impugnare l’aggiudicazione era stata Caffè della Rocca, gestore uscente dello stesso immobile, che aveva contestato l’omessa verifica da parte dell’amministrazione di alcune cause di esclusione previste dal nuovo Codice dei contratti pubblici, tra cui la regolarità fiscale e contributiva dell’aggiudicatario. Il Tar, accogliendo parzialmente il ricorso, aveva annullato l’intera procedura, riconosciuto alla ricorrente il diritto all’assegnazione del bene.
La decisione, però, non ha retto al vaglio del Consiglio di Stato. I giudici di secondo grado hanno infatti rilevato un vizio fondamentale: la sentenza del Tar avrebbe accolto una censura – quella sull’illegittimità del bando per mancata previsione delle verifiche morali – mai realmente proposta dalla ricorrente. Secondo Palazzo Spada, Caffè della Rocca aveva contestato esclusivamente il ‘comportamento’ di Area Blu e non il bando in sé, il quale non era stato oggetto di specifica impugnazione. Di qui l’accusa di ultrapetizione, cioè l’aver pronunciato su questioni non sollevate dalle parti.
Non solo: il Consiglio di Stato ha precisato che, trattandosi di concessione di bene pubblico e non di servizio, il contratto rientrava tra quelli ‘esclusi’ dalla piena applicazione del Codice dei contratti pubblici. Per questo motivo, l’amministrazione non era obbligata a procedere alla verifica dell’anomalia dell’offerta o dei requisiti morali, salvo specifica previsione nel bando (previsione che, nel caso di specie, mancava).
Respingendo anche l’appello incidentale di Caffè della Rocca, i giudici hanno definito "infondati" i dubbi sulla sostenibilità dell’offerta economica di Mr. Bruce, evidenziando che la gara si è svolta regolarmente e nel rispetto della ripartizione dei punteggi. Nessuna irregolarità, quindi, e nessuna violazione del principio del risultato o del buon andamento dell’azione amministrativa.
Infine, è stata rigettata anche la richiesta di indennizzo avanzata da Caffè della Rocca in qualità di gestore uscente. La società sosteneva di aver investito nel corso degli anni ingenti risorse per la ristrutturazione e l’avviamento del locale, ma il Consiglio ha escluso la possibilità di riconoscere un diritto al ristoro.
Con questa sentenza, il Consiglio di Stato chiude il contenzioso che ha animato anche il dibattito politico, confermando l’aggiudicazione a Mr. Bruce. La società di Sabbioni è stata condannata al pagamento di 12mila euro complessivi per le spese processuali a favore delle controparti.